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 Como-Assisi in bici: abbracciando la vita

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
OSCAR95 Inserito il - 15/06/2024 : 14:49:17
"Perché nella bici i limiti ce li creiamo noi nella testa. Sono tutti qui dentro amici (toccandosi il capo)..."

Il sottoscritto, Agosto 2021

Il topic che segue, che suddivido in più parti per una questione di scorrevolezza alla lettura e per non correre il rischio di fare un unico thread e poi di perdere tutto in caso di mancato upload, parla della mia piccola grande esperienza in bici muscolare fatta nella settimana tra la domenica 2 Giugno e il venerdì 7 Giugno 2024, esperienza che penso io possa definire fino ad oggi come il gesto di amore verso la vita più grande mai compiuto nei miei giovani 29 anni di cammino d'esistenza.
Or ora, perché atto d'amore? Semplicemente perché ho affrontato in questo viaggio, anni di paure recondite, di sfiducia verso me stesso e di timori ad affrontare un cambiamento, o una qualsiasi situazione che uscisse dall'ordinario, dalla routine, dalla zona di confort.

Un vero e proprio punto di svolta nel proprio cammino di vita.

L'esperienza fatta a Febbraio del viaggio a Genova, qui raccontata (http://www.jobike.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=82385 ) aveva lasciato un segno positivo, quindi tracciato la rotta a nuove esperienze del genere. E difatti seguirono avventure in bici molto belle, come il record di km in giornata fatti con il viaggio a Caravaggio, e la bella scalata ad una delle salite iconiche del ciclismo, il Ghisallo.
Ma la mia sete di avventura e di nuove esperienze, mi portò a gettare le basi di un progetto molto più grande, qualcosa nel mio piccolo, mai tentato prima. Qualcosa che avrebbe davvero potuto, lasciare un segno, una rotta, un ricordo oltremodo vivido ed indelebile nella mia vita.

Serviva qualcosa di straordinario.

Il progetto: perché proprio Assisi?

L'ultima settimana di Maggio ho finito di lavorare a scuola per questo anno scolastico, dando così inizio alla mia estate spensierata, e salutando la scuola fino alla fine di Agosto che verrà. Già da mesi avevo in mente di fare qualcosa di bello e intenso come esperienza di viaggio appena finito al lavoro, ma non avevo le idee molto chiare. Avevo passato intere serate a studiare gli itinerari classici del pellegrinaggio/cicloviaggiare, come ad esempio la via Francigena. Tuttavia, mi venne in mente un'idea abbastanza inusuale, che trova le sue radici nella mia estrema fanciullezza. Da bambino con la mia famiglia, venivo spesso portato ad Assisi, a trascorrere un periodo delle vacanze. Mia mamma e suo marito erano estremamente devoti a San Francesco e ne conseguiva che ci si recava spesso in quel luogo ricco di sacralità. L'ultimo viaggio ad Assisi in famiglia però risaliva al 2011. Negli anni dei miei viaggi in moto e scooter (2017-2022), avevo più volte pensato di raggiungere autonomamente Assisi, ma confesso, non osai mai farlo per paura di allontanarmi troppo da solo autonomamente. Così a distanza di anni, ecco l'idea, un viaggio ad Assisi per osare allontanarmi tanto da casa, sì, ma con le mie sole gambe! Ovviamente in questo la bici sarebbe stata ancora una volta, veicolo di trasporto, fisico ed emozionale.

Preparativi non troppo preparanti

La fine del 2023 e gran parte dell'attuale 2024 hanno rappresentato nella mia vita un grande periodo di rinascita, e in esso come già spiegato, la bici ne è stata veicolo protagonista, prima con la MTB Scott, poi con la BiPa la Raymon Hardray, ed ora con la Scott Sub, bici tendenzialmente catalogabile di segmento trekking/urban.
Grazie alla buona abitudine del Bike to Work che pratico sia in ebike che in muscolare, ho potuto prepararmi in maniera idonea ad avere un piccolo allenamento di base, per permanere in sella per diverso tempo. Il progetto del viaggio ad Assisi rappresentava infatti una sfida in tutti i sensi, poiché si trattava di trascorrere intere giornate in sella, per un periodo prolungato rispetto alle precedenti esperienze che mai avevano superato i 3 giorni consecutivi. Per certi versi, non c'era tempo di effettuare giorni di recupero forze e postura, ma qui si trattava di pedalare per giornate consecutive, adeguando eventualmente il chilometraggio di ciascuna tappa al dislivello. Per fare un esempio, quando nel 2013 scrivevo qui delle mie avventure in BiPa Bottecchia, nel momento in cui effettuavo viaggi lunghi in giornata (così classificavo tutte le uscite superiori ai 100km), nei giorni successivi al giorno di viaggio, non toccavo proprio bici poiché restavo provato da tutti quei dolori e fastidi di postura e sella che si trascinavano per qualche giorno.
Qui dimostrerò invece di aver sviluppato negli ultimi mesi, una grande resistenza alla postura ed allo sforzo, per quanto non mi definisca affatto un ciclista professionista, ma un semplice ciclo avventuriero.
Cpsì qualche giorno prima della partenza, faccio una piccola e superficiale check list delle cose che mi occorrerebbero, e mi reco in moto alla Decathlon di Saronno a prendere le cose mancanti. Scoprirò poi che alcune cose, saranno soltanto peso aggiunto, come ad esempio il pannellino solare, preso sulla scia di chissà quale entusiasmo, e che dimostrerà la stessa utilità di un cesso in cucina, scusate l'espressione ma rende l'idea.
Carico anche tenda e sacco a pelo, quindi tutto l'occorrente per il ciclo campeggio. Sono galvanizzato all'idea di tentare questa esperienza, ma anche qui, il viaggio dimostrerà che l'occorrente del campeggio, si tratterà di tutta sgradevolissima zavorra inutile. Poi vedrete perché.
Il venerdì prima della domenica della partenza, faccio una pedalata per i miei cari monti della valle come test della bici. La bici si dimostrerà da subito molto pesante, ma rispetto all'assetto del viaggio a Genova, tutto è meglio bilanciato. Pesa ma non dondola diciamo, è stabile, quindi dopo un giro di 15km, definisco ok il tutto. Si può partire, almeno dal punto di vista tecnico.

Bozza di itinerario

Progettai un itinerario molto arrangiato, aiutandomi con Google Maps. Idealmente partendo da casa mia in Valle Intelvi, lasciato il lago alle spalle, da Como avrei seguito lo stesso itinerario del viaggio a Caravaggio, per superare Como e Milano. Da qui avrei pedalato verso Cremona, affiancato il Po, sconfinato in Emilia, raggiunta Cesena per poi proseguire per Assisi seguendo delle valli appenniniche non molto definite.

Il viaggio poi si svilupperà su di un itinerario in gran parte differente.

Le paure più grandi

Bozza itinerario presente, bozza pernottamenti in camping ed ostelli più o meno c'era, bici pronta, borse e bagagli pure. Tutto ok per la partenza, ma mi manca qualcosa... ah già, ma ora che ho tutto pronto, avrò realmente il coraggio di partire?
L'esperienza di Genova era stata maestra del coraggio lo scorso Febbraio, ma cavolo, furono neanche 260km di sola andata allora. Qui siamo molto più a sud, siamo molto più lontani da casa, qui parliamo, di più di 600km!! E di sola andata per Giove!
"Come faccio ad allontanarmi tanto da casa? No no, questa è follia, questa è pazzia!" Furono parole che risuonarono in me piene di paura e timori.
Allora ci pensai molto, e fui sul punto di mollare. Anzi, lo feci, mollai. La sera prima del giorno programmato per la partenza, smontai tutto dalla bici e misi tutto a posto, mi dissi che fossi pazzo a pensare di partire per una cosa del genere, e pensare che tutto sarebbe andato bene. Che sciocco ingenuo, poteva succedere di tutto! DI TUTTO!
Poteva rompersi la bici, cedere uno o più raggi, spaccarsi di netto il porta pacchi, rompersi la trasmissione, il cambio, la catena, insomma... E poi? I dolori, i possibili malanni? E se si infiamma il ginocchio come al viaggio a Genova? E se prende un altro dolore che con i km diventa insopportabile? Chi ti recupera perso e dolorante da qualche parte dell'Italia?! Pensi davvero che la tua famiglia meriti questa preoccupazione?
Ed eccolo lì, citando Massimo Gramellini in "Fai bei sogni", il demone interiore,il Belfagor, quello che si nutre delle nostre paure più recondite e con esse si fortifica.

Gettai la spugna e tra me e me dissi che viaggiare così, fosse solo una cosa da coraggiosi, persone in cui io non mi potevo identificare.

Passò sabato primo Giugno, e cercai di non pensare più a questa folle idea del viaggio. Ma poi, non so spiegarmi come, qualcosa dentro di me cambiò. Successe che vidi quasi per caso un video di un ciclista che per quanto avesse perso una gamba, riusciva a pedalare ugualmente. Restai ammaliato da quella vista, e dentro di me, qualcosa scattò.
"La vita è fatta di momenti unici ed irripetibili, ci sono situazioni e circostanze, dove certe cose, anche se si ha paura, anche se si hanno timori, vanno fatte qui ed ora. Non si può procrastinare. Le paure ci tengono in vita, ma ci legano, tarpano le ali della nostra libertà. E se un ciclista mutilato, ha affrontato le sue paure più grandi ed abbracciato la vita trovando la forza di pedalare ugualmente, anche laddove chiunque lo darebbe per spacciato al tornare in bici, perché diamine io, grande e grosso che sono, che mi reggo su due poderose gambe, dovrei farmi frenare così, da cosa poi... Dalla paura? No mi spiace... Da un lato c'è la consapevolezza che tutto può succedere in una esperienza del genere, dall'altro, c'è una vita che anche io voglio abbracciare. Per troppo tempo l'ho data vinta alla paura, ora voglio togliermi queste catene auto serrate, e vivere, abbracciando la vita..."

Detto fatto domenica montavo in sella, e partivo alla volta dell'ignoto. Non sapevo come sarebbe andata a finire, non sapevo come sarei tornato a casa.... Ma avevo un mondo da esplorare, e soprattutto, avevo me stesso da conoscere in questa piccola grande impresa.

E posso dire ora a posteriori, che fu l'inizio del più grande cammino introspettivo e concreto della mia vita, il cammino di Oscar Serino


La grande partenza

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FINE PRIMA PARTE

10   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
leonardix Inserito il - 17/06/2024 : 00:01:07
Ecco... ora che l'ho letto tutto posso solo capire come tuo padre abbia tutti i motivi per essere orgoglioso di te, e l'impresa eroica in bici non è che uno dei motivi per cui deve esserlo!

Complimenti davvero Oscar, riguardati e riposati, in sella solo a tendinite passata! Facci sapere!
giordano5847 Inserito il - 16/06/2024 : 18:17:53
Bravissimo, non sai quanto ti invidio
Ho letto di recente il libro di un ragazzo che ha fatto da porto Caleri a porto Recanati 300Km in kaiak.
Diario di un canoista di Francesco Russo
https://www.frangente.com/libri/4110-art-Diario_di_un_canoista.htm
Mi è sembrato la falsa riga del tuo racconto. L'avevo comperato alla fiera del libro a Mi in qunto anch'io appassionato di kaiak avrei voluto fare altrettanto.
Potrebbe essere un'idea? Non scrivi male
MilleMiglia Inserito il - 16/06/2024 : 17:21:33
Bravo Oscar!

Congratulazioni!!
Bicifacile Inserito il - 16/06/2024 : 13:52:35
Anche questa volta sono rimasto incollato allo schermo a leggere la tua avventura raccontata in modo molto piacevole. Complimenti per l'impresa e anche per il racconto!
leonardix Inserito il - 16/06/2024 : 13:52:30
Io invece l'ho scorso al volo, che ora non riesco, ma ti anticipo l'ammirazione totale e mi riprometto di dedicarci presto il tempo necessario!!

Bravo Oscar!!
andrea 104KG Inserito il - 15/06/2024 : 22:29:20
me lo sono letto tutto, parola per parola! Non so esprimere la mia ammirazione... bravo, bravissimo, eccezionale!
Fai bene a fare queste avventure, te le ricorderai per una vita, noi vecchietti possiamo solo sognarle...
Ne feci solo una molto piccola, como- lugano alla tua età, in tenda e ancora me la ricordo passo-passo...
Ti consiglio di non disperdere neanche quanto scritto, stampa tutto in "bella copia", su qualcosa che duri, non fidarti del digitale che oggi c'è e domani sparisce...
Visto che non è la prima e non sarà l'ultima avventura, apri anche un tuo blog e partecipa a siti di cicloviaggiatori...
La parte dell'italia centrale mmi ha fatto particolarmente emozionare perchè ho visitato tutti quei posti, in bipa si ma col camper... per il viaggio, più adatto alla mia età purtroppo.
Concordo che la bipa può essere limitante per i viaggi, per l'autonomia della batteria. Però non è da escludere se si "viaggia lento".
Purtroppo nel mondo attuale è sempre difficile ricavarsi del tempo ed è questa la limitazione più grande. ma facendo tappe più corte e con bici ben studiata, penso si possa fare..
Se puoi, a mio parere, fai dei viaggi più brevi ma cerca di fermarti almeno un giorno in ogni località purtroppo non si sa quando e se si potrà mai tornarci e bisogna assaporale, sono tutte bellissime...
Vedrai che passato il periodo della "messa alla prova" non è da disdegnare anche spostarsi con un mezzo, treno, auto, camper e dedicarsi all'esplorazione di un territorio.
Che dire.. aspetto la prossima avventura!

OSCAR95 Inserito il - 15/06/2024 : 18:56:40
6/6/2024, il gran finale. Arezzo - Assisi, 108,5km

Non erano scoccate nemmeno le 5 del mattino, che silenziosamente lasciai l'Ostello di Arezzo dove i coinquilini dormivano beatamente, per dirigermi verso la grande meta di questo viaggio.
Assisi non rappresentava solamente una meta qualsiasi, perché la vera meta è il viaggio, ma essa era il superamento di tutte le mie paure, l'apice della mia rinascita, il gran finale della mia avventura cominciata cinque giorni prima.

Arezzo passò via rapidamente, nonostante il dolore di una tendinite al tendine di Achille (unico piccolo infortunio che ho avuto in questo viaggio), pedalai vigorosamente e fui presto sulla strada regionale diretto in Umbria.
Dopo 24km, prima sosta colazione.



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E poi via, sembrava che nonostante cinque giorni di pedalate sulle gambe, e tanti km e dislivello, una innata forza dentro di me mi spingesse a trascinare con un'energia mai vista, i quasi 40kg di bici e borse con estrema disinvoltura. D'un tratto lasciai la strada Regionale, e seguii un itinerario ciclabile. Aspettavo con ansia il cartello Toscana-Umbria, per celebrare il terzo superamento di confini regionali, ma non arrivava ancora. D'un tratto la ciclabile mi portò su di un lago, un lago molto ampio e grande.

E fu palese che... fossi non su di un lago qualsiasi, ma bensì su quel lago, il Trasimeno!
Ebbene sì, ufficialmente già stavo pedalando in Umbria!!


E chiaramente, feci la faccia più allegra di tutte
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Non ci credevo ancora, ero in Umbria con la bici



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Grande gioia ed emozione conseguente, ma ancora dovevo arrivare alla mia meta finale, e mancavano 60km. In marcia!
Pedalai così dopo alcuni tratti in strada, per dei bei paesaggi Umbri.


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E fui a Perugia.
Di Perugia ho un ricordo molto faticoso, poiché per superare la zona limitrofa al centro, dovetti pedalare per strade molto irte ed in salita, con rotonde e semafori a loro volta in salita (saranno contente le frizioni dei veicoli a motore), che mi richiedevano frequenti fermate e ripartenze, e se disgraziatamente non scalavo prima la marcia, ahimè, che ripartire che dolor

Uscii da Perugia, e poiché la strada principale per Assisi proseguiva su Superstrada, Maps, questa volta diligentemente, mi fece proseguire per Assisi attraverso il sentiero francescano, tanto che ad un certo momento trovai le indicazioni con la segnaletica sentieristica per Assisi.
E devo dire che nonostante la bici poco portata allo sterrato, fu comunque una gradevole pedalata.



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Quegli ultimi 15km furono storia nella mia vita.

Iniziai a scorgere la città di Assisi alle pendici del monte Subasio. Il cuore batteva a mille, ero emozionatissimo! Dopo cinque giorni in sella, raggiungevo quel luogo sacro, che tanto significava per me.

E così...
Dopo il terribile nubifragio temporalesco di Crema
Dopo le salite appenniniche lunge e faticose
Dopo tanti momenti in cui mi sono confrontato con le mie paure e la solitudine, e da solo mi sono trovato a chiedermi quanto ne valesse la pena proseguire davvero fino in fondo in questa avventura
Dopo i dolori del tendine infiammato che pareva volessero a tutti i costi farmi riconsiderare il proseguire

Io, avevo sconfitto tutti i dubbi, e perseverando...

Entrai...

Vittorioso...

AD ASSISI!



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Singori! Signore! Un eroe, un mito!! Ce l'avevo fatta

Dopo 5 giorni, 633km, tanto D+ varcavo vittorioso i confini della città della Pace





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Fu meraviglioso, io che per primo mai ci avrei creduto, ora ero lì, di fronte alla Basilica di San Francesco.
Passeggiai per il centro portando la bici a mano, volevo assaporarmi ogni angolo di quella incantevole città, volevo vivere ogni attimo di quel mio grandioso arrivo.
Non riuscivo ancora a credere che fossi lì, partito da casa mia ad Alta Valle Intelvi, in bicicletta. Eppure ci ero riuscito, come per Genova a Febbraio, avevo sconfitto le mie paure più recondite, e mai come questa volta, avevo abbracciato la vita



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La sera dormii in Ostello ancora, verso l'eremo delle carceri. Il tendine faceva molto male e mi aveva gonfiato la caviglia. Poiché ero giunto ad Assisi presto (avevo coperto i 108,8km che mi separavano da Arezzo in mezza giornata), in camera dopo una bella doccia, mi coricai presto e dormii fino alle 20:00 di sera. Poi uscii a fare due passi, non senza difficoltà per la tendinite, e raggiunsi una bella pizzeria in città murata dove mangiai una pizza napoletana squisita.

Sul tardi andai a dormire, ancora incredulo e carico di un'energia che ancora non so descrivere.
Avevo sconfitto le mie paure rispetto a quel viaggio, sul Ring della vita, ed ora venivo acclamato vincitore dalla platea.

Rientro a casa

Il rientro a casa fu la parte più difficile del viaggio, come mi aspettavo.
Avevo già progettato di farlo con Trenitalia, tuttavia mi spiace dirlo, ma in Italia sulle direttrici principali, c'è ancora molto da fare per rendere i treni Bike Friendly.
Da Assisi FS a Como Camerlata, ultima stazione utile prima di prendere la via di casa, avevo ben 4 treni da cambiare. Sapevo non sarebbe stato facile.

Riassumerò così l'esperienza, dividendo tratta per tratta e dando una valutazione su come è andata.

1) Treno RV Assisi-Terontola Cortona. Voto esperienza personale 8/10

Esperienza piuttosto rilassante, il treno aveva la carrozza adibita con scompartimento bici in testa dietro la locomotiva. La stessa tuttavia era alta, con tre gradoni che mi hanno richiesto il difficile sollevamento della bici carica. Giunto in vettura, ho viaggiato serenamente fino a Terontola con la bici agevolmente appesa al suo stallo.

2) Treno IC Terontola Cortona-Bologna C.le. Voto esperienza personale 6/10

Treno prenotato con apposito supplemento bici dal sito, ciononostante arrivato in stazione, mi sono recato alla carrozza 3, memore dell'esperienza di Genova dove già sapevo che fosse la carrozza adibita al trasporto bici.
La stessa tuttavia era già occupata da altre 6 bici appositamente appese agli stalli, tuttavia ciononostante sono riuscito a collocare agevolmente la mia, senza intralciare il passaggio.
Ho viaggiato seduto vicino alla zona bici, per non perderla di vista e sincerarmi che, in caso avesse arrecato disturbo al passaggio, io la potessi spostare agevolmente.

3) Treno RV TTPER da Bolonga C.le a Milano C.le. Voto esperienza personale, 3/10.

Il viaggio nella tratta più lunga ha indubbiamente rappresentato la parte più difficile. Anzitutto, non potendo caricare la bici assemblata sulle Frecce, vedi Frecciarossa, il Regionale Veloce diviene unica alternativa possibile al trasporto della bici montata sulla direttrice Bologna Milano. In secondo luogo, nonostante il treno sia un modernissimo Rock della Hitachi, gli spazi adibiti alle bici consistono in una rastrelliera spaurita in cui teoricamente dovrebbero starci 3 biciclette, in pratica se ne collocano a malapena due. Queste rastrelliere sono due per vagone, ma comunque non bastano in caso di affluenza, ed è risultato così che se già la salita a Bologna fu un assalto alla diligenza poiché nonostante la stazione fosse di capolinea, la gente si accalcava per trovare posto in vettura, il viaggio è stato un incubo. 3.38h di durata con tanto di ritardo accumulato, ed un continuo spostare e sistemare la mia bici nel suo stallo, il tutto avendo occhio di controllare le borse che nessuno le toccasse. Giunsi a Milano stremato a causa dei continui spostamenti.
Ma alla fine ce l'avevo fatta, ero giunto a Centrale.

4) Treno Tilo per Locarno, con fermata a Como Camerlata. Voto esperienza personale 10/10

Treno di impronta Svizzera, con apposita area bici su ciascun vagone. Ci ho viaggiato divinamente e mi ha fatto rilassare oltremodo, giungendo alla fine delle trasferte in treno a Como Camerlata.

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Atto finale

Ormai calata la sera, da Camerlata come per il viaggio a Genova, decisi di fare tappa a casa di mio papà per spezzettare il rientro, il quale mi accolse commosso dalla riuscita della mia grande impresa. Si disse oltremodo orgoglioso di cosa fossi riuscito a compiere, sebbene personalmente ne fossi ancora incredulo.

L'indomani dopo due aggiustatine al parafango della bici, proseguii in direzione casa, passando dal difficile valico di Valmara, esattamente come feci per il viaggio a Genova a Febbraio.




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E superate le difficili rampe al 18% in cui dovetti arrendermi a spingere a mano la bici (ma giusto per il dolore alla gamba destra a causa della tendinite), alla fine, fui di ritorno, nella mia amata valle.

Portando a compimento, con 695,7km totali, questa piccola, grande impresa.



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Epilogo, conclusioni

Penso di aver scritto abbastanza. Dico solo che è stata un'esperienza da cui sono tornato profondamente cambiato, in meglio.
Sicuramente ha ulteriormente segnato la rotta per nuove avventure, di cui sarete aggiornati oltremodo volentieri

Ponendo un interrogativo attinente al forum, perché non l'ho fatta in BiPa?

Il motivo è che la BiPa avrebbe rappresentato, almeno per me, non tanto un'agevolazione quanto un limite per via dell'autonomia, che in determinate tappe sarebbe stata limitante, penso alla prima fino a Cremona (172km) e la terza con molto dislivello, la Modena-Prato (143km). Non mi piaceva l'idea che la bici avrebbe potuto rappresentare per me un limite, poiché desideravo che gli unici limiti fossero rappresentati dalla mia resistenza fisica.
Non ultimo, la soddisfazione di farcela con le mie sole forze, è stata indescrivibile, ma ciò detto non voglio in alcun modo sminuire chi usa la bicicletta elettrica. Personalmente la trovo eccezionale, almeno pedalando dalle mie parti, per le mulattiere e le strade con molto dislivello dove il piacere di non ammazzarsi di fatica rende l'elettrica preferibile. Comunque ho incontrato qualche cicloturista in BiPa, per lo più stranieri, e apprezzo il loro modo di viaggiare. Dopotutto la BiPa permette di godersi i paesaggi senza affaticarsi eccessivamente.

Un grazie sincero a chi ha letto fin qui, mi rendo conto che è uscito un signor topic, ma onestamente non riuscivo a sintetizzare eccessivamente.
Colgo l'occasione di dire che la mia bici Scott non ha avuto alcun problema per tutto il viaggio, ed udite udite, non ho forato nemmeno una volta, nonostante abbia pedalato sui fondi più disparati, dai sassi appuntiti alle banchine ricche di frammenti di vetro appuntiti e sassi taglienti. Ma questo, come appresi nel 2013 con la mia prima BiPa la Bottecchia, è merito della bontà delle coperture Schwalbe. Mitici copertoni, ancora una volta oltremodo consigliati.
Riguardo alla tendinite, penso che sia stato il limite fisiologico di tanti km consecutivi, comunque mi rimprovero di aver pedalato troppo, e di non aver concesso e lasciato i giusti tempi di recupero alle mie gambe. Sarà di lezione la prossima volta per non fare errori simili, e per godermi il paesaggio meglio.
In ultima istanza, la prossima volta partirò con le idee più chiare. Tenda e sacco a pelo vanno bene, ma se poi si opta per ostelli e B&B, conviene lasciar a casa le cose da campeggio, altrimenti si porta peso inutile.
Il portapacchi della mia bici poi, contro i miei timori, ha retto il sovraccarico alla grande, edem cerchi e raggi, che dire, grande contentezza.

Ed ora, appuntamento alle prossime avventure





PS: Non ci crederete, ma ho fatto quasi 700km senza alcun indumento tecnico a parte il caschetto. Non ho mai sentito il bisogno dei pantaloncini con il fondello, e non ho avuto alcuna complicazione da seduta. Penso di avere le chiappe e la zona pelvica di acciaio, se non non me lo spiego
OSCAR95 Inserito il - 15/06/2024 : 17:30:06
5/6/2024 Tappa Prato-Firenze-Arezzo, 100,5km

Non visitai Prato quella sera, ma lo feci l'indomani mattina. Dopo una notte estremamente riposante, ed una ricca colazione, partii in direzione Firenze.

Il centro di Prato fu l'occasione di qualche scatto suggestivo.



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Lasciai Prato e seguii per Firenze. Arrivato a Sesto Fiorentino fui in mezzo al traffico, uno dei peggiori che mi sia mai capitato di trovare in un viaggio. Un delirio di auto, moto, camion e scooter, occupati da persone rese nevrotiche da quella marmaglia di veicoli, di cui loro stessi sono artefici. Cercai di defilarmi in quell'inferno di motori, ma non fu facile per niente, sembrava fosse una gara di sopravvivenza. Entrai nel territorio comunale di Firenze, ad un certo punto imboccai una via in contro mano pur di trarmi in salvo da quell'inferno vivente, ed ecco che una signora su di un SUV mi giudicò. Non mi curai molto del suo giudizio, da un lato aveva anche ragione, dall'altro invece pensai a quanto quel permanere nel traffico l'avesse resa nervosa ed incarognita, e vedermi librarmi in sella alla mia bicicletta libero e spensierato poteva ai suoi occhi sembrare oltremodo irritante.

Finalmente presi una via pedonale, viale George Washington, e fui sulle rive dell'Arno. Ero ufficialmente a Firenze!!



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Ed ovviamente fu doverosa la visita al suo iconico Ponte



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Ed il suo bel centro ricco di storia, architettura e cultura



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Ed infine il Duomo



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Fu una sosta rapida ammetto. Nonostante il giorno infrasettimanale, Firenze era piena rasa di gente. Un gran groviglio di persone ammaliate dalla sua bellezza. Ma per i miei gusti, erano davvero troppe. Lasciai la città e seguii per la SP1 che si inerpica su per le colline toscane. Superato il comune di Bagno a Ripoli, mi ritrovai ad affrontare subito irte salite, molto lunghe ma lasciato l'abitato, restai ammaliato dalla bellezza dei paesaggi. Incontrai i primi cartelli recanti indicazioni per Arezzo, che era la mia meta del giorno
Pareva di pedalare in paradiso


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Raggiunsi anche il paese delle frittelle



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E vi garantisco, era davvero in collina come recava il cartello.

Seguii per la val d'Arno e fui presto in questo paesino, dove mi ristorai, ormai a metà strada.



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E poco dopo seguendo l'Arno, entrai in provincia di Arezzo



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La provincia di Arezzo, fu ricca di tante salite. Ricordo strade che per scollinare, salivano incessantemente.
Ma io non mi diedi per vinto, e proseguii determinato a raggiungere Arezzo


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Che infine raggiunsi, determinando la tappa "più breve" del viaggio, con i suoi 100,5km, ma tante salite.

Lasciata la bici in Ostello, a due passi dalla città murata, feci due passi per il suo suggestivo centro.



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Dopo la passeggiata in centro, andai in Ostello dove mi addormentai presto. L'indomani, era il grande giorno. Mi attendeva ufficialmente l'ultima grande tappa di questa super avventura. Assisi

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OSCAR95 Inserito il - 15/06/2024 : 17:03:43
Seconda tappa, 3/6/2024, da Cremona a Modena, 118,8km

Fu mattina e mi sentii meglio. Dopo una bella doccia calda, sentivo di aver ripreso le forze. Fuori pioveva ancora, ma molto meno, il meteo dava schiarite per la giornata.
Fui un pò titubante sul proseguire, ma successivamente decisi che questa avventura la sentivo sempre più mia, e proseguii.

Lasciai Cremona sotto una pioggerellina leggera che poi smise, e proseguii su di un bell'itinerario ciclabile verso il Po.



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Pedalai seguendo una serie di itinerari ciclabili lungo gli argini, che per diversi km Google definì "Lungo argine maestro". Fu bellissimo, seguii strade pressoché deserte, solo io e la mia bici. Fu allora che cominciai a sentire sempre più viva l'avventura, e l'idea che avrei potuto davvero raggiungere Assisi, iniziò già a farmi commuovere. Sentivo sempre più possibile questa impresa, ma cercai di non farmi trasportare troppo dall'entusiasmo, dopotutto, dovevo ancora arrivare a Modena, ma l'indomani mi aspettavano dietro l'angolo, gli Appennini. E non erano facili da valicare anzi, ma una cosa alla volta.
Qui in questo paesino trovai dove rinfocillarmi, ed all'ombra di questo alberello, mi godetti il mio pranzetto. Primi 50km andati



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Proseguii sull'itinerario degli Argini, e quasi non mi sembrò vero quando ad un certo punto mi fece prendere la ciclovia Ven-To, la regina delle ciclovie d'Italia.
Ma quel che fu ancora più bello, fu leggere i cartelli. Se dal giorno prima avevo letto onnipresenti le indicazioni per Milano, da diverse decine di km non ne avevo più traccia. Leggevo solo Brescia, Reggio Emilia, Parma, Mantova... Ed iniziai a realizzare quanto stessi iniziando ad allontanarmi realmente da casa, come se Cremona non fosse già stata abbastanza lontana.

Ma poi, eccolo... Il confine tra Lombardia ed Emilia. Il ponte sul Po, uno dei tanti a dire il vero, ma per me il più significativo, poiché lungo il mio viaggio. Valicavo, ufficialmente, il primo confine regionale a sud della mia avventura. Entravo in Emilia Romagna



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L'emozione fu a mille, entravo per la prima volta in bici in Emilia, ma soprattutto per la prima volta sconfinavo in una regione a sud della Lombardia. Che forte!!
I km successivi furono leggermente più caotici, ma ugualmente belli.

Questa foto racchiude l'essenza del ciclo viaggio. Un connubio di semplicità e piacere di apprezzare la natura ed i paesaggi.

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Superai Reggio Emilia non senza difficoltà per il caotico traffico ed iniziai a seguire la via Emilia, che è una statale trafficatissima, dove potevo contare occasionalmente su di una corsia ciclabile non sempre ben tenuta. Avevo sete, perché con me avevo solo due borracce, ma scioccamente non avevo pensato di portarne una terza.

Fortunatamente la mia salvezza non tardò ad arrivare, anche se ci vollero diverse decine di km, prima di trovare una fontanella davanti ad una chiesetta in cui trovare ristoro.



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E dopo aver seguito la ciclabile per Modena finalmente, ed esser passato sotto l'autostrada Modena-Brennero con un sottopasso così basso che dovetti chinarmi sulla bici, fui finalmente a Modena.

Con sosta in Ostello e gradevole passeggiata per il suo suggestivo centro abbellito con allegri ombrelli sospesi.



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Ed arrivato in Ostello, sistemai tutto e mi preparai ad una riposante serata. Fui anche in gradevole compagnia di altri cicloturisti, tutti stranieri, con cui esercitai il mio inglese e ci narrammo dell'avventurosità delle rispettive ciclo avventure

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Faccia da avventura!



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La tappa finii nel migliore dei modi, e mi rifeci così dell'esperienza del giorno prima.
118,8km pedalati con estrema disinvoltura, in un itinerario meraviglioso di ciclabili ed alzaie.
La cosa ancora più bella è che con i 172,2km del giorno prima, finii ufficialmente la tratta in pianura padana. Programmai infatti la tappa del giorno dopo, ormai ero carichissimo e sul pezzo del grande avventuriero. Decisi di alzare la posta in gioco, e di puntare a valicare gran parte degli appennini. Tappa per il giorno dopo decisa, Modena - Prato. Questa mi porterà a confrontarmi con tante, tante salite. Ma non mi fanno paura, ho fiducia nelle mie gambe e poi male che vada... si spinge

Segue una bella notte riposante

Tappa tre, 4/6/2024 da Modena a Prato. Appenini, tanta salita e sconfino in Toscana. 143km

Il mattino ha l'oro in bocca, così di buon ora partii carico e pronto come se non avessi nemmeno pedalato nei precedenti due giorni.

Lasciai Modena e pedalai per un bellissimo itinerario nel verde.

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Un pò troppo nel verde...



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Uscito da Modena presi per una zona industriale in un comune limitrofo. Passai davanti al Museo Pagani, dove mi ero recato nel 2021 in macchina. Tra me e me pensai a quel punto, "Ma con una Pagani Zonda ci arriverei ad Assisi?" E mi rispondo "Certo, in neanche due ore saresti giù, ma la vivresti come spettatore, e non come primo protagonista di una grande avventura "
"Ok, allora forse meglio lasciare le Pagani nel loro centro esposizioni e proseguire con la mia fidata bici verso l'avventura "

Dopo una serie di strade e stradine tra cui una, che mi portò a finire dentro un vigneto dove trovai la strada sbarrata, ma queste sono le gioie ed i dolori di viaggiare con Maps, arrivai a Bologna.



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Superata Bologna, il paesaggio cambiò radicalmente. Iniziarono a delinearsi colline e le prime salite non tardarono ad arrivare. Ad un certo punto pedalai sulla strada che prende il nome di "Porrettana", nome che non mi suona nuovo per la sua omonimia con la ferrovia che valica gli appennini, e che nei libri e testi sulla tecnica ferroviaria mi soffermavo da fanciullo a leggere spesso per sentire delle grandi imprese dei primi treni a vapore e successivamente elettrici che si confrontavano con le acclività della linea.
Da qui proseguii per la valle del Setta, e trovai i primi cartelli per Prato di cui il primo con la dicitura "Prato 73km". Sono proprio tanti... ma su con il morale! Iniziai a salire molto, lungo la valle del Setta. Ad un certo punto Maps mi mandò dentro una cava, seguendo una pista di terra battuta per poi portarmi a guadare il fiume Setta. Poi iniziò un bosco, dove la strada divenne preso traccia, poi erba, tanta erba. Qui incontrai una tartaruga, cosa ce ne facesse una così nel nulla ancora non me lo spiego... Le dissi "Sei proprio una testuggine!" e proseguii... salvo poi trovarmi nel nulla più totale con la voce odiosa di Maps che mi invitava a proseguire. Sì, ma DOVE?!

Per farla breve, finii dopo aver ruzzato la bici carica e pesante, su per un pendio erboso e dopo aver mandato Maps al diavolo e spento il telefono, finii dentro una proprietà privata. Rispetto alla simile sventura del viaggio a Genova in cui fui cacciato a male parole dai proprietari, questa volta fui accolto da un signore sorridente e dal suo simpatico cane che mi venne incontro scodinzolando. Scusandomi per l'intrusione, mi disse che non ero il primo che gli capitava in casa, e con gentilezza e pazienza mi mostrò la via per uscire. Ebbene sì scoprii poi che Maps mi aveva mandato in mezzo al nulla per farmi saltare qualche km di provinciale. Ho già detto che presto lo sostituirò con Komoot?

Sulla strada statale continuai a salire, e giunsi nel vasto territorio comunale di Castiglione dei Pepoli. Il paesaggio era meraviglioso, ma le salite toste. Ad un certo momento mi confrontai con una rampa al 12%, di diverse centinaia di metri di lunghezza. Poco male mi dissi, corona da 26 davanti, rapporto da 32 dietro e si spinge. E spinsi alla grande! Nonostante tra tutto quasi 40kg di bici e bagagli, riuscii a non arrendermi a spingere. Ma che ho al posto delle gambe? Due Turbodiesel?!
Giunsi così alla piccola frazione di Sparvo, e lì mi fermai a fare pausa pranzo, con quel che avevo preso ad Anzolo Emilia alla Conad.



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In quel lavatoio c'erano i pesci... Prima volta che ne vedo uno!

Raggiunsi Castiglione dei P. e dopo esser salito ancora, iniziai a scendere lungo la strada Regionale che porta in val di Bisenzio dalla val di Setta.
E con grande gioia nel cuore, ecco valicato dopo tre giorni, il secondo valico regionale. Entravo trionfante in Toscana!!



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Proseguii per la val del Bisenzio, che scoprii successivamente esser stata martoriata da una recente alluvione. Infatti Maps mi mandò su di una bella ciclabile che avrebbe dovuto portarmi a Prato, ma ben presto dopo diversi km la stessa si interrompeva a causa di un ponte crollato per via della piena del Bisenzio. Dovetti tornare indietro alcuni km, e proseguire sulla trafficata provinciale. Dopo alcune tribolazioni, fui a Prato.



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Questa è la foto che mi mostra con la faccia più stanca di tutte. Ma me lo perdonai, dopotutto avevo 143km sulle gambe, di cui la maggior parte negli appennini. Ma ci ero riuscito, avevo superato la tappa più dura, e gli appennini non mi avevano fatto alcuna paura, al massimo solo sudare qualche goccia in più
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Quella notte trascorse in camera singola in un Hotel del centro. Mi ero meritato la pace e la tranquillità della stanza tutta per me



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OSCAR95 Inserito il - 15/06/2024 : 15:41:39
Prima tappa: 2/6/2024 Alta Valle Intelvi (CO), Cremona km172,2

Partii da casa, e feci tappa alla fontana del paese. Qui riempii con la sua rinfrescante acqua sorgiva, la borraccia, anzi le due borracce. Incontrai un mio amico, ed alla sua domanda su dove fossi diretto, risposi che andavo lontano, idealmente a Firenze. Dovete infatti sapere, che il viaggio non fu programmato subito con l'idea di arrivare ad Assisi, o per lo meno non mi creai subito questa aspettativa. Volevo vivere giorno per giorno ciascuna tappa, e pedalare verso il centro Italia definendo la meta giornalmente. Cremona appariva fin da subito estremamente lontana, parliamo di più di 170km. Mentre scendevo verso il lago, mi chiesi tra me e me se effettivamente non avessi esagerato a programmare tanti km per un solo giorno, considerando che non si trattava di un unico giorno di viaggio poi, ma vi avrebbero conseguito altre giornate. Tuttavia non mi curai molto di questo mio timore, e continuai a pedalare.

Superato il lago di Como, arrivai a Cernobbio, dove doverosa fu la tappa alla sua piazza molto elegante. Qui salutai il lago di Como ed i miei monti, e subito mi venne in mente il pezzo di una canzone di Cristina d'Avena:

"... si lascia indietro i suoi monti, e parte un pò mogio, per nuovi orizzonti


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Salutate le mie montagne, uscii da Como e presi a pedalare verso la pianura. L'itinerario fu simile a quello del viaggio a Caravaggio, seguendo per la Brianza, quindi scendendo da Cantù, Desio ed arrivando a Monza. Da Monza il canale Villoresi mi condusse a Cernusco sul Naviglio da dove presi la ciclabile del Naviglio della Martesana.



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Qualche decina di km e superata Cologno Monzese, lasciai la Martesana per proseguire in direzione Rivolta d'Adda.



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Erano passati più di 110km come se niente fosse, me ne mancavano ancora 60km circa. Tutto filava liscio e grandioso, ero felice e carico della mia super avventura
Ma ancora non sapevo che quegli ultimi km, mi avrebbero messo a dura, durissima prova.
Raggiunsi Crema, e il cielo si fece nero, nero di nubi minacciose. Cominciò a tuonare, a farsi davvero brutto.
Ma non me ne curai molto, ero ancora carico fisicamente e mentalmente e volevo a tutti i costi raggiungere Cremona.



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Lasciata la città, l'App di Navigazione Google Maps mi fece seguire per gli itinerari ciclabili del canale Vacchelli, un insieme di strade in terra battuta che affiancano gli argini di questo canale irriguo. Giustamente, questo era il miglior itinerario per avvicinarsi a Cremona evitando trafficate statali.
Man mano che mi allontanai dal centro abitato, e restavo sempre più solo nell'aperta campagna, la situazione atmosferica andava peggiorando sempre di più. Non pioveva, ma iniziavano a delinearsi delle saette a cui seguivano, violenti ed impetuosi, gli scoppi dei tuoni. Cominciai ad avere paura, soprattutto perché ero sempre più in aperta campagna, e non vedevo traccia di alcun riparo possibile, almeno per lasciar sfogare il grosso di quel che si stava per scatenare.



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Ad un certo punto svoltai verso il proseguio del canale, e vidi la strada cancellata verso l'orizzonte, dalla furia della tempesta che mi stava per venire incontro. Mi fermai, mi misi su la mantella, i pantaloni impermeabili, e coprii le borse con il loro telo. "Poco male..." dissi tra me e me, la presi con filosofia. "Un vero viaggiatore deve sempre essere attrezzato per ogni condizione meteo".
Le gocce iniziarono a cadere insistenti, in poco tempo divennero burrasca, violenta ed incessante.

Quelle che seguirono furono le ore più lunghe della mia vita.

Iniziai a pedalare nel tentativo di raggiungere quanto prima qualsiasi cosa potesse offrirmi riparo. La strada in terra battuta divenne presto un pantano di fango, la bici arrancava, le ruote sprofondavano. Non mi spaventava la pioggia che divenne grandine, nemmeno la violenza del vento. Ma i fulmini, diamine quelli... a cadenza di 30 secondi circa cadevano uno dopo l'altro, e quel che è peggio, cadevano nella campagna intorno. Potevo sentire il netto schiocco del loro toccar terra che precedeva la violenza del tuono. Avevo paura che qualcuno di loro potesse colpirmi, pociché mi trovavo vicino a degli alberi, che erano disposti lungo il percorso del canale.
Ad un certo punto entrai in una pozzanghera così profonda, che l'acqua mi arrivò a bagnare i piedi e la bici quasi sprofondò dentro.
Continuavo a non trovare nulla per ripararmi, e la paura mi faceva tremare il cuore, più della violenza delle saette.

D'un tratto scorsi a lato strada, una piccola tettoia che copriva una panchetta con un tavolino. Non riparava dalla violenza del vento e della grandine, ma sempre meglio del niente sopra la testa. Mi ci infilai sotto, e trovai il coraggio di documentare l'unico attimo di quegli interminabili momenti infernali.



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Cremona distava ancora troppo... Di fianco alla tettoia, il piccolo canale derivante dal principale, si era rapidamente gonfiato ed emanava un odore nauseabondo.
I fulmini cadevano ancora incessanti. Tutto era terribile e sconvolgente.
Poi la pioggia calò lentamente, e ripresi la via di Cremona. Il cielo si mantenne nero. D'un tratto incrociai una strada asfaltata e vedendo che Maps insisteva a mandarmi dritto lungo il canale Vacchelli, decisi di impostare la modalità "auto" e di riprogrammare il percorso, affinché potessi pedalare sulla strada statale. L'obiettivo di questa cosa era quello di avvicinarmi a qualche centro abitato affinché potessi trovare un minimo di riparo, e non stare lì nel nulla dell'itinerario del canale Vacchelli.
Impostai il tutto e seguii per Cremona. Passai i piccoli borghi, ma niente di che, giusto piccoli raggruppamenti di case e cascine. I fulmini schioccavano sempre, ma erano più lontani, mentre non cessava la pioggia gelida e penetrante. D'un tratto passai davanti ad una casa. Non era molto distante dalla strada, ma era abbastanza vicina da farmi notare da un gruppo di ragazzi che vi permanevano sotto. Da lì partirono urla di scherno e derisione nei miei confronti, probabilmente erano ubriachi. Risposi loro mostrando il pollice alzato, non volevo mettermi al loro livello rispondendo agli insulti.
Ma quell'episodio, mise a dura, durissima prova la mia motivazione. Crollai emotivamente. Piangendo, mi posi la domanda che nessun viaggiatore vorrebbe mai arrivare a porsi: "Chi me lo ha fatto fare?! Chi me lo ha fatto fare di arrivare così lontano da casa a mettere a repentaglio la mia vita? Perché non sono rimasto a casa?!"
Furono attimi terrificanti in cui mi sentii maledettamente solo di fronte a tutto. Giunsi alla fine a Cremona, stanco, infreddolito, fradicio. La pioggia non accennava a cessare, ma almeno erano finiti i fulmini. Qui dovevo inizialmente andare al Camping al Po per piantare la tenda, ma cambiai idea e decisi di recarmi al B&B di Cremona perché abbisognavo di un alloggio caldo e accogliente, cosa che purtroppo la tenda non poteva offrirmi. Devo riconoscere che furono molto gentili, alle 21:30 feci la prenotazione con Booking, loro chiudevano alle 22:00, ma con professionalità e pazienza mi ricevettero ugualmente. Pedalai come un razzo per raggiungere il quartiere delle vecchie fornaci di Cremona, e giunto in struttura, mi fecero il Chek In dandomi la stanza per dormire. Mi tolsi gli indumenti fradici, e poco dopo, indossati quelli asciutti, crollai dal sonno vinto da tutto. Avevo 172,2km sulle gambe, ma erano niente rispetto alla tensione di quel che avevo vissuto. La notte mi venne la febbre alta, i brividi e tremori. Iniziai a pensare che non fosse prudente proseguire, dopotutto dalla stazione il treno per Milano C.le e successivamente quello per Como erano molto comodi da prendere. Alla fine, ci avevo provato, e questo contava realmente. Non importava proseguire, dovevo tutelare me stesso.

Potevo tornare a casa...

FINE SECONDA PARTE

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