L’uomo è un mistero. Un mistero che bisogna risolvere, e se trascorrerai tutta la vita cercando di risolverlo, non dire che hai perso tempo; io studio questo mistero perché voglio essere un uomo.
( Fëdor Dostoevskij )
(...)
Verso ombre azzurre e rosse le tue campane d'allarme
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Ma sì, dài! Del famigerato HUB dirò anch'io un paio di cose.
Ehm... Il mio HUB è però, come dire...? Centralizzato!
E costa!
E pesa!
Sulle tasche degli Italiani.
(Rete contro la guerra e il militarismo - Campania)
ALTRO CHE OBSOLETA! LA NATO CON MATTIS SI ALLARGA A SUD CON UN «HUB» DI GUERRA.
Alleanza Atlantica. Il centro a Napoli.
In Italia la spesa militare è all’1,1% del Pil, ma l’ha aumentata del 13% solo in un anno.
(Manlio Dinucci 16/02/2017)
Alla riunione del Consiglio Nord Atlantico, apertasi ieri a Bruxelles, la ministra Pinotti e gli altri ministri Ue della Difesa hanno tirato un sospiro di sollievo: la Nato non è «obsoleta», come aveva detto Trump. Nella sua prima dichiarazione ufficiale a Bruxelles, il nuovo segretario statunitense alla Difesa, Jim Mattis, ha assicurato che la Nato resta «la base fondamentale degli Stati uniti».
È «L’ALLEANZA MILITARE che nella storia ha avuto il maggior successo», ha detto ai giornalisti mentre era in volo per Bruxelles, portando come prova dell’impegno statunitense nella Alleanza il fatto che l’unico comando Nato con quartier generale negli Stati uniti è quello del Comandante supremo alleato per la trasformazione (Sact), carica già ricoperta dallo stesso Mattis. Il Sact, responsabile del Comitato militare (la più alta autorità militare della Nato), «promuove e controlla la continua trasformazione delle forze e capacità della Alleanza».
Negli ultimi 20 anni, ha sottolineato Mattis, la Nato si è trasformata. (ha infatti inglobato – portandoli tutti in guerra – tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre della ex Urss e tre della ex Jugoslavia). Ma «deve continuare a trasformarsi per adattarsi a ciò che è avvenuto nel 2014, anno di svolta in cui le nostre speranze di una qualche partnership con la Russia si sono dimostrate infruttuose».
Occorre per questo «essere certi che il legame transatlantico resti forte». A riprova di ciò, il segretario generale della Nato Stoltenberg, nella sua dichiarazione congiunta con il capo del Pentagono Mattis, ha confermato ieri che «truppe ed equipaggiamenti Usa stanno arrivando in Polonia e nei paesi baltici, dimostrando chiaramente la determinazione degli Stati uniti di stare a fianco dell’Europa in questi tempi travagliati».
SOTTO COMANDO USA (cui spetta la carica di Comandante supremo alleato in Europa), la Nato continua ad allargarsi ad est, a rafforzare lo schieramento militare sul fronte orientale in funzione anti-Russia, nonostante le dichiarate intenzioni del presidente Trump di aprire un negoziato con Mosca.
Allo stesso tempo, la Nato potenzia il fronte meridionale con nuovi dispositivi militari. «Oggi decideremo di costituire un nuovo Hub per il Sud presso il nostro Comando della forza congiunta a Napoli», ha annunciato Stoltenberg, sottolineando che «questo ci permetterà di valutare e affrontare le minacce provenienti dalla regione, a complemento del lavoro svolto dalla nostra nuova Divisione di intelligence costituita qui al quartier generale Nato».
CON GRANDE soddisfazione della ministra Pinotti
aumenta l’importanza dell’Italia in quella che Stoltenberg, aprendo il Consiglio Nord Atlantico, ha definito «proiezione di stabilità oltre i nostri confini».
Il nuovo «Hub per il Sud», che verrà realizzato a Napoli, costituirà la base operativa per la proiezione di forze terrestri, aeree e navali in una «regione» dai contorni indefiniti, comprendente Nordafrica e Medioriente ma anche aree al di là di queste. È disponibile per tali operazioni la «Forza di risposta» della Nato, aumentata a 40mila uomini, in particolare la sua «Forza di punta ad altissima prontezza operativa», che può essere proiettata in 48 ore «ovunque in qualsiasi momento».
Il nuovo «Hub per il Sud», realizzato presso il Comando della forza congiunta alleata con quartier generale a Lago Patria (Napoli), sarà agli ordini dell’agguerrita ammiraglia statunitense Michelle Howard che, oltre ad essere a capo del Comando Nato, è comandante delle Forze navali Usa per l’Europa e delle Forze navali Usa per l’Africa . Quindi anche il nuovo «Hub per il Sud» rientrerà nella catena di comando del Pentagono.
TUTTO QUESTO COSTA. Mattis ha ribadito la richiesta perentoria che tutti gli alleati europei portino la spesa per la «difesa» ad almeno il 2% del Pil. Solo cinque paesi Nato hanno raggiunto o superato tale livello: Stati uniti (3,6%), Grecia, Gran Bretagna, Estonia, Polonia.
L’ITALIA È INDIETRO con «appena» l’1,1% del Pil, ma fa progressi: dai dati Nato, la spesa italiana per la «difesa» è aumentata nel 2015-2016 da 17.642 a 19.980 milioni di euro,
equivalenti in media a 55 milioni di euro al giorno. La spesa militare reale è molto più alta, dato che il bilancio della «difesa» non comprende le missioni militari all’estero, finanziate con un fondo specifico presso il Ministero dell’economia e delle finanze, né il costo di importanti armamenti finanziati anche dalla Legge di stabilità.
Stoltenberg, felice , annuncia che finalmente la Nato «ha voltato pagina»,
accrescendo la spesa militare nel 2015-2016 del 3,8% in termini reali, ossia di circa 10 miliardi di dollari. La ministra Pinotti è fiduciosa che l’Italia arriverà al 2%, ossia a spendere 100 milioni di euro al giorno per la «difesa».
Aumenterà la disoccupazione, ma avremo la soddisfazione di avere a Napoli il nuovo «Hub per il Sud».
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
A questi lupi, caro fratello Semsem, dubito fortemente che Francesco, quello con addosso il sacco delle patate, (ovviamente), si sarebbe azzardato di avvicinarsi. Nemmeno a distanza di sicurezza. Che del resto non c'è. Per questi!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Il mondo vuol vedere la speranza sul viso. Per gli statisti diventa l’obbligo il sorriso. Sorridere vuol dire non darsi allo sconforto. Anche se il gioco è complesso, l’esito incerto, gli interessi contrastanti – è sempre consolante che la dentatura sia bianca e ben smagliante.
Devono mostrare una fronte rasserenata sulla pista e nella sala delle conferenze. Un’andatura svelta, un’espressione distesa. Quello dà il benvenuto, quest’altro si accomiata. È quanto mai necessario un volto sorridente Per gli obiettivi e tutta la gente lì in attesa.
La stomatologia in forza alla diplomazia garantisce sempre un risultato impressionante. Canini di buona volontà e incisivi lieti non possono mancare quando l’aria è pesante. I nostri tempi non sono ancora così allegri perché sui visi traspaia la malinconia.
Un’umanità fraterna, dicono i sognatori, trasformerà la terra nel paese del sorriso. Ho qualche dubbio. Gli statisti, se fosse vero, non dovrebbero sorridere il giorno intero. Solo a volte: perché è primavera, tanti i fiori, non c’è fretta alcuna, né tensione in viso. Gli esseri umani sono tristi per natura. È quanto mi aspetto, e non è poi così dura.
( Wislawa Szymborska )
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“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Ehm... Ho esagerato? Colpa di una crisi di astinenza... Anche voi?! Cavolo! Lo sapevo!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Road Bike 28" Olmo Mod. Supergentleman. Road Bike 28" Olmo "recycled". Road Bike 28" Francesco Moser Mod. San Cristobal Road Bike 28" aluminium Ks Cycling (in fase di elettrificazione). City Bike aluminium 28" MBM Voyager, Cute Q-100. Classic Bike 28" WEG Classic, Cute Q-128SX. MTB full suspension aluminium 26" Sobim Diamond , Cyclone. Folding Bike aluminium 20" Dahon Vitesse D7, Cyclone. Folding Bike aluminium 20" Diamond Minivelo. Folding Bike 16" Dahon Dream-HT660, Cyclone. Folding Bike Brompton A Line LiFePO4 (dal 03/10/2007). Tai nasha no karosha (Live Long And Prosper, Lunga Vita e Prosperità)
Questa mattina ho letto altre dichiarazioni dell'uomo che si considera il più furbo al mondo, quello che apre bocca ogni istante per proferire menzogne e slogan inqualificabili per livello infimo a getto continuo; bene, non riferisco le ultime, le si può trovare con facilità, ma ri-noto la totale incapacità di cambiare passo per adeguarsi agli eventi che con sempre maggior velocità si susseguono; in altre parole, il soggetto è ottuso, fortunatamente.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Il viaggio continua... Cambiano i luoghi, i personaggi, ma c'è un filo invisibile che li unisce tutti , un comune punto di contatto in cui il cerchio finisce per chiudersi. Sempre. Che ci fa jobike dentro il cerchio? Cosa ci faccia non l'ho ancora ben chiaro ma di sicuro c'è dentro... fino al collo. Del manubrio! Sarà per... il raggio, della ruota o per la sua circonferenza... Sarà per la sella su cui incontenibile è sempre il desiderio di saltarci su e sarà per i pedali che a quel punto non chiedono altro che essere pedalati per iniziare che cosa se non un viaggio, spesso verso una meta chiara alla mente a volte ad essa sconosciuta ma l'importante è... partire, in magico equilibrio su due ruote a macinare chilometri di asfalto, di strade sterrate, di viottoli di campagna o di montagna, affondando dentro fangose pozzanghere o bianca e soffice neve, scontrandosi col vento o incontrandosi con un'alba o un tramonto. E nel viaggio, più ci perdiamo, più ritroviamo noi stessi.
La vita è fatta di racconti, dice Jodorowsky, e non solo lui. Quello che è incredibile è come i racconti di una stessa terra, quelli per esempio che scorrono insieme alle acque di un fiume cui le stelle rapirono il nome tra la nebbia di un' infinita pianura, s'incontrino e si fondIno in preziosa amalgama, con quelli galleggianti su un triangolo di terra dentro un mare che si restringe quel tanto fra esso e la terraferma che basti per continuare a farlo galleggiare fra calme o tempestose acque. E strano è che s'incontrino le storie di una comune terra in un'altra lontana, così lontana che a dividerle non è un lembo di mare e di terra, ma oceani e continenti immensi, e dove il senso di appartenenza ritrovato si confonde con quello che le mani sentono nello scorrere tra le loro dita, dei granelli di sabbia di un'altra isola... Che c'è!
Bella pagina di viaggio quella che condivido adesso, con chi ne ha piacere. Forte... Di commozione, di folle allegria, di ironia... scudo necessario contro gli attacchi di sorpresa. Della vita. Troppo lunga? Macché! Si legge tutta d'un fiato, risucchiati in un vortice di emozioni, nell'eterno viaggio della mente oltre i confini dello spazio e del tempo.
LUPI DELLO STESSO BRANCO. RICONOSCERSI IN INDONESIA E "BALLARE COME LE BALINESI NEI GIORNI DI FESTA".
28 febbraio 2017
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ORA.
Volevo dire..
Dì..
Lo sentite anche voi che questa qui non è una notte normale?
Direi di sì, Patri. Questa è tutto tranne una notte normale.
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Siamo in 3. Io sono il tre, credo. O l’uno, forse. Di certo non sono il due.
Siamo in tre, seduti, accovacciati, abbandonati su un piccolo lembo di spiaggia. Un piccolo lembo di spiaggia della piccola Gili Meno. La piccola Gili Meno col suo piccolo lago a ovest. Gili Meno, la piccola. L’imperturbabile piccola Gili Meno. La sorella minore delle tre isole Gili. La numero 3, per certo, non la uno e nemmeno la due. La più selvaggia, la più sbilenca, la più silenziosa, la più contratta, la meno turistica, la più mia. Senza macchine e motorini. Con biciclette oppure carretti trainati da cavalli o al limite gambe e piedi.
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Non è una serata normale – tutti l’abbiam sentito- I culi sulla sabbia, l’oceano Indiano a pochi metri da noi che si srotola, ad ogni onda, lasciando e prendendo. Ogni volta una razzia di conchiglie, che poi, come il più neoromantico dei ladri restituisce. Davanti le luci discontinue della mai dormiente Gili Trawangan, che lì si folleggia tutta la notte, baby. E dall’altra parte c’è Gili Air, che da qui, dove ci troviamo ora – seduti accovacciati abbandonati – non si può vedere e Marco c’ha messo 2 anni a spiegare a me e Fabio la semantica geografica di questo posto.
Il ragazzo del bar (4 assi appoggiati sulla sabbia, un bancone in legno appoggiato ai 4 assi, un frigorifero, un cavo, una spina) vuole chiudere (come si chiudono 4 assi?) e andarsene a dormire. Siam stati gli unici clienti, per dirla tutta, e per quanto gli riguarda va bene così. Per arrivare qui, dove siamo ora, abbiamo dovuto camminare tra la radura e gli alberi bassi a portata di mano e di testa nel buio impermeabile, primitivo, illuminato solo dalla luce blu del telefonino che sembra tanto di essere in una puntata di x-files. Qui, tra queste stradine-ine di sabbia, con i sassolini-ini che sbandano e i bastoncini che scricchiolano come grissini integrali sotto i nostri piedi-infradito, e io che ho paura dei cobra.
Macchedici Patri? Chi te l’ha detta ‘sta faccenda dei cobra?
Il ragazzino dei bungalow me l’ha detta. Che qui a Gili Meno puoi uscire di notte da solo, ché tanto non ti succede niente, ma devi stare attento ai cobra.
Come si fa a stare attenti ai cobra, scusa eh? Cosa gli si deve dire ai cobra, per non farti morsicare?
Che siamo brave persone forse, che siamo venute qui nel buio impermeabile e primitivo solo per venirci a prendere la nostra fetta di notte tutt’altro che normale. Perché la notte tutt’altro che normale ci si buttasse addosso, ci affondasse, ci travolgesse, schiacciandoci a terra lasciandoci senza fiato, senza forze, pieni di forze; che ci placcasse come fanno i rugbisti. Tanto cosamenefrega-cosa? Tanto io non ho paura. Marco e Fabio son due rugbisti pure loro. Giochiamo ad armi pari, tutto sommato, con questa notte qui. Placcaci pure. Placcaci quanto ti pare.
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PRIMA
Uno è parecchio alto, colori chiari. L’altro ha un cappello di paglia ridicolo, colori scuri.
Mi colpiscono perché arrivano all’ostello che già sorridono. Benedetti i vostri sorrisi, chiunque voi siate.
Quello alto mi dice “Hi”. Rispondo “Hi”.
Io non dormo lì, ci vengo solo per il wifi e perché fanno un nasi goreng tutto sommato passabile e principalmente economico. E poi si vedono le risaie, le campagne a qualche km da Ubud centro, dove ho già passato una settimana, dopo aver abbandonato la parte più turistica di Bali che a mio parere è di un allegria tragica. Consegnano i loro documenti alla reception, ragazzo-alto e ragazzo-cappello, e io mi alzo in piedi per chiedere se posso avere uno di quei frullati d’anguria che mi fanno perdere il senno. E così lo vedo, il loro passaporto. Comunità europea. Italiani.
Non so perché, ma mi sento inspiegabilmente su di giri. In tutti questi mesi di italiani ne ho visti pochissimi. Quasi nessuno in Sud America, un esemplare in Nuova Zelanda e adesso loro due. Ci scambiamo due parole al volo, poi salgono nella loro camera e io torno all’ashram, perché alle 16.00 c’è la lezione di yoga kundalini, che non mi perdo manco morta.
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Il mio arrivo in Indonesia è stato un furto. Morale e materiale. E lo comprendo già da lontano. il mio zaino sconvolto, affranto, si lascia cullare dai rulli dell’aeroporto. E` lui ma non è più lui. Me l’hanno aperto e per l’ennesima volta sono stata -porcadqt- derubata.
Stavolta è toccato all’ hard disk, al caricabatterie portatile, al sacco a pelo indistruttibile della Ferrino (maledetti), al cappello a cui ero affezionatissima, e ad alcuni vestiti. Le foto dell’hard disk, grazie al cielo, le avevo anche sul computer – che è inchiodato alle mie spalle, sempre. Se le avessi perse, se avessi perso tutte le foto di quest’anno, probabilmente avrei spaccato in due l’aeroporto di Bali. Sono solo foto, dice una parte di me. Ma in realtà non è così. Sono, per essere più precisi, il tracciato visivo di un itinerario lunghissimo che è stata – in sostanza – la mia vita in versione nomade. Più che un ricordo, sono una mappa, nel quale rivedo le coordinate delle mie emozioni: l’est, l’ovest, il nord e il sud del mio sentire, il tragitto che mi ha condotto a chi e cosa e dove e quando e perché. Le foto, c’è da dire, san far male anche. Guardandole sento tutto. Sento la consistenza. Sento il respiro. Ma è un respiro zeppo di malinconia, di lontananza, di ero io prima – son già altro ora. Son già un’altra cosa. Son già da un’altra parte. L’ho avuto, ora non l’ho più, resta un’immagine-coordinata. Se mi avessero tolto il nord, l’est, l’ovest e il sud, cosa dovevo fare io? Non permettiamo a nessuno di farci dimenticare chi eravamo, per piacere. E quale faccia avevamo, nell’esatto istante in cui la vita ci trascorreva.
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E questi qui della compagnia aerea che giocano a sfinirmi, che loro non parlano inglese, sai com’è, che sul foglio della denuncia scrivono che ho perso alcune cose e io lo cancello con 5 righe e scrivo “not lost, stolen!” E ormai dopo più di un’ora con loro tremo dalla rabbia, dal continuo presentarmi nuove persone che forse mi capiranno, ma nessuno mi vuole capire, che porto grane io, che alzo la voce pure, che ho i nervi a fior di pelle, che spacco l’aeroporto in due. Mi arginano con un’educazione edulcorata, posticcia, stucchevole e alla fine tutti quei sorrisi ebeti ottengono esattamente ciò che vogliono. Mi saccheggiano di ogni briciolo di energia. E glielo dico pure: l’hard disk, il caricabatterie, il sacco a pelo, il cappello, i vestiti, e l’energia. Anche quella: scrivete che mi avete rubato anche quella. Me ne vado con gli occhi pieni di lacrime infuocate e la faccia rossa aragosta. E arrivo in un ostello demente in uno dei posti più turistici di Bali, a Semyniak, e mi dico, ma santo cielo, cosa ci faccio qui?
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“Ci possiamo sedere?”
E`la “e” della seconda sillaba, allungata, quasi a cantilena, che toglie qualsiasi dubbio sulla loro provenienza. Siciliani. Ma hanno passato l’ultimo anno in Australia, a lavorare, e presto inizieranno il secondo.
Questa per loro è una vacanza, prima di tornare a spaccarsi la schiena dalle parti di Melbourne o giù di lì. Lavorano in campo edile, ma hanno fatto di tutto. E sono due rugbisti.
Da quando si sono seduti di fronte a me, sento una serenità, un conforto, un’allegria francamente immotivati. Si dice che con alcune persone è questione di pelle, ma con loro più che altro è questione di branco. Li riconosco, in breve, come compagni di branco. Sento una familiarità, un’empatia, un’unione, un legame che troverà ragione e concretezza a poco a poco, ma non lentamente.
L’istinto mi scaraventa verso di loro, come se già avessimo corso insieme, come se riconoscessi il loro odore, il loro personale slancio alla vita, le circostanze in cui attaccano e difendono, i sintomi e la cura.
E`quel modo di sfottere già da subito, istantaneo come il lievito, che ragazza mia, se manco sai che si dice arancina e non arancino cosa parliamo a fare?
E`questa lingua che condividiamo – e che in tutti questi mesi ho parlato così raramente – che permette di catturare ogni minima sottigliezza, ogni zampata di stupidera, ogni sottotesto criptico e non, ogni audace e repentino cambio di registro.
E`la loro gentilezza e signorilità così riconoscibile e riconducibile alla loro terra d’origine, una Sicilia bella, superba e a me tanto cara. E`quel modo di approcciarsi alle persone, con quel tono rispettoso e confidenziale allo stesso tempo, interagendo con quel trasporto – patrimonio esclusivo – di chi è davvero interessato a te, alla tua vita, a come stai, a chi – in poche parole- sei.
E poi fanno magie. Magie portentose. Tipo che desideri con tutte le tue forze un piatto di patatine fritte e poco dopo il piatto di patatine fritte compare. E loro se la ridono sotto i baffi – come fanno tutti i maghi.
Osservano sornioni la reazione che provocano, tutta contenuta in un viso (il mio) che sembra un palloncino gonfiato di sola gioia, e che non si commuove solo per pudore.
A Bali ho visto le risaie a terrazza di Tegalalang che sembrano tanti libri di pop up per bambini, di quelli che apri e si crea una tridimensionalità dal nulla. Una consequenzialità di pieni e vuoti, giga-gradini di verde, di acqua, di verde, di acqua, di verde.
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Ho visto il tempio di Gunung Kawi, con le sue tombe dell’ XI secolo scavate in grandi nicchie di pareti rocciose, inserite nella montagna con la stessa apparente naturalezza con cui una spada entra nel fodero
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Ho visto la Monkey Forest, con le scimmie – regine incontrastate di quel luogo – appollaiate sul tempio, a penzoloni tra rami, in famiglia, da sole, unite, disunite, matte. Ladre. Mortalmente ladre. Spesso arrabbiate. Visceralmente curiose, non a caso.
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Ho visto le sorgenti sacre di Tirta Empul, con getti d’acqua che purificano, che lavano via, dove le donne intrecciano i canang sari da offrire al dio Sang Hyang Widhi.
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I canang sari che a Bali sono ovunque, davanti ai templi, alle case, ai negozio. Piccoli cestini che contengono fiori di colori diversi, cibo, a volte sigarette e monete. Un tappeto di colori, preparato ogni giorno, come offerta, come protezione, come ringraziamento. Un’attività quotidiana importante quanto cucinare e prendersi cura dei figli.
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E poi cascate e artigianato e natura e il pregiatissimo caffè prodotto con le bacche ingerite e defecate dai luwak, questi zibetti delle palme, che, son quasi certa, non potevano immaginare il valore che avrebbe avuto, un giorno, la loro cacca.
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Ho visto processioni nel centro di Ubud e ho partecipato a rituali sotto la luce della luna piena, nei quali si ballava e si pregava Shiva per ore, lanciando petali di fiori nel laghetto del tempio, camminando in senso orario con le mani giunte. Ho respirato la religiosità di questo posto che è dentro a tutte le cose, in tutte le ore, in tutte le azioni. Nelle case, nei giardini interni di una bellezza sconcertante, nelle statue degli dei vestite e venerate, nella musica.
Tutto questo ho visto, ma, lo giuro, le danzatrici balinesi…
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Le mani delle danzatrici balinesi. L’incontro ritmico dell’anulare e del pollice. Il collo elastico, le spalle strette, i movimenti rigidi, legnosi, da burattini diligenti, e allo stesso tempo sinuosi come salmoni che sgusciano via dalla presa dell’orso. Gli incroci sorprendenti delle gambe, la sincronia delle braccia, le ginocchia avvitate e svitate e poi…gli occhi. La personale, ipnotica, potentissima danza degli occhi, mentre ruotano spalancati, capaci, apparentemente, di vedere oltre, al di là. in tutti i sensi in cui si possa immaginare l’oltre. In tutti i sensi in cui si possa immaginare l’aldilà.
Gli occhi che dicono: adesso balla. Adesso, fai una cosa per me…balla. Adesso è la testa. Poi sarà il collo, i nervi, le giunture, saranno i muscoli. Adesso è la pelle. Suda. Balla. Muoviti. Scaldati. Scardinati. Scalpita. Lasciati andare. Cambia pelle. D’accordo. Ecco. Lo faccio.
Davanti a due sconosciuti riconosciuti. In una minuscola isola dell’oceano indiano, sotto il classico scroscio d’acqua serale che qui non si fa attendere, guidata da un’urgenza affatto codificabile decido che devo ballare… Sono a piedi nudi, suona una canzone del repertorio di Marco Dj. Sembro una tarantolata. Sono fradicia e disgraziatamente felice – come lo possono essere solo i matti o i ballerini – viva, innamorata persa della vita. Sgraziata, forte, implacabile, libera. Sradicata. Sciolta. Il ballo è la mia iniziazione. Un rituale. L’acqua la mia investitura. Ballo l’appartenenza. La comprensione dell’appartenenza.
Mi ronza la testa. Gira tutto. Sono immersa, sommersa, ingoiata da questo presente. Coincido col mio corpo. con le braccia, le gambe, la pancia. Con i piedi, con il fiore che ho tra i capelli, con gli orrendi pantaloncini hawaiani, con le unghie e con i nei, con le lentiggini, con il pavimento, con la formica, col granello di sabbia, con la piccola isola Gili.
Fabio e Marco mi guardano. Subito ridono. Poi sorridono. Poi non lo so più. Non li vedo più.
Loro che hanno dentro, nei loro tratti somatici – il biondo, l’azzurro, il castano – i tratti somatici di tutti i popoli che hanno creduto di poter dominare l’indomabile Trinacria. Io che non so manco più a cosa assomiglio. Assomiglio a una cosa che balla. Assomiglio al mio ballo. Assomiglio alla Trinacria. Perché nemmeno io voglio essere domata.
E loro lo sanno e spesso mi chiamano cavallo pazzo.
E me lo dicono anche: non farti mai domare. E io rispondo: promesso.
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ORA
Tra poco sarà buio. Andremo a mangiare di fronte all’oceano. Stasera mangeremo pesce, che Fabio ha contrattato il prezzo fino allo sfinimento e io indosserò un abito azzurro che sembro la fata turchino e che in Perù mi è stato regalato da Alexandra, e poi mi metterò in testa il frangipane che mi ha regalato Marco, mentre percorrevamo, poche ore prima, la parte orientale dell’isola piena di case e bungalow maciullati. Carcasse di legno che forse un tifone ha buttato giù, e scheletri di capanne sulla spiaggia che ci viene da dire: ma scusa, ad esempio, vivere qui? Sistemiamo questo scheletro-capanna, ci mettiamo un tetto e basta. E due costumi e basta. E si pesca e basta e si vive di niente e basta.
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E poi a cena, parleremo dello sciamano che in Messico voleva sistemarmi l’aura, ché secondo lui era azzurra e invece doveva essere rossa. E di come vediamo la vita e l’amore e uno di loro crede che può durare a lungo, mentre l’altro no…l’altro crede invece ai condizionali e io gli dico che si fottano i condizionali. “Avrei potuto”…”Avrei dovuto”…”Avrei fatto”. E`terra di rimpianto, tesoro. E’ terra maledetta. Se non l’hai fatto non potevi farlo. Non era il momento. Lasciati in pace e passami il tuo mais, se non lo mangi.
E poi rideremo fino a sentire le costole che fanno male, perché con loro solo così si può ridere e poi mi sfotteranno senza sosta, ma in quel modo loro che alla fine (e anche all’inizio) mi lusinga.
E poi finita la cena cammineremo sulla spiaggia, saluteremo l’unico artigiano dell’isola, ci fermeremo a guardare le sue diavolerie, ma saremo più interessati alla sua stringata capanna sulla spiaggia (già avanti di qualche passaggio, rispetto a quella vista con Marco), e infine arriveremo al nostro bar 4 assi.
Quindiallora?
Quindiallora siam qui.
Non so quanto tempo resto sull’altalena, ma so che mi lancio con tutta la forza che ho e penso: questo è un momento – porco il cane- di una densità semplice, destrutturata, capace di disintegrarti. Capace di farti innamorare per il resto della vita. Un intero puro, inattaccabile momento. Non c’è un altro posto in cui vorrei essere. Non c’è.. Un’altalena sull’oceano indiano, di notte, in mezzo al nulla.
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Anche se adesso l’altalena si staccasse e io finissi in mare… non è un bel modo di finire in mare? E anche se mi facessi male – perché mi farei male, è certo- non è un bel modo di farsi male? Canto…Perché su un altalena si canta. Che se non canti sull’altalena, manco hai il diritto di sedertici sopra. E`illegale. Da galera. Il mio telefono passa canzoni italiane. Alcune mi spremono, spremono il mio cuore… sono, voglio dire, perfette… Il dialetto genovese di Creuza de ma, sembra una dichiarazione d’amore a questo oceano. Perché tanto se canti il mare, il mare ti comprende, sempre. E poi urlo, gonfiando i polmoni e le guance, e sento l’aria salmastra che mi entra fino al midollo:
“ Hey Gili Trawalgan! Non te li lascio i Siciliani! “
Perché loro domani vanno via. Vanno a folleggiare tutta la notte baby, nell’isola dove non si dorme mai. Che è proprio lì di fronte a me, imbattibile rivale; mentre qui, proprio di fianco a me, l’oggetto del nostro contendere: due persone belle. Due anime belle. Belle da morire.
Ma è così che va. Ci si trova per un pezzetto, poi ci si deve lasciar andare. E’ così che va ed è così sempre. E`questa l’essenza del viaggio e se non l’ho imparato dopo tutti questi mesi, allora non ho imparato nulla.
Solo, piccola differenza, stavolta non sono io quella che se ne va. Stavolta, per la prima volta – insignificante, terrificante particolare – io sono quella che resta.
Sembrano passati anni dalle campagne sperdute di Ubud, dove in preda a un delirio ascetico passavo le giornate dentro un ashram a farmi massacrare ogni centimetro di muscoli dagli spietati esercizi dei maestri di yoga kundalini, allungabili -loro – come l’ispettore Gadget; dalla pizza a domicilio, dai pomeriggi passati a mangiare senza sosta, dall’autobus che si è messo a fumare lasciandoci a piedi, dalle 4 barche per fare 100 metri di mare, con i nostri zaini che venivano lanciati come si potrebbe fare in una partita qualunque di pallamano, dai pensieri condivisi, dalle birre, il cibo, le idee, il turpiloquio, gli abbracci, gli sberloni, i racconti. Tutto per arrivare qui. A questa notte.
Siamo in tre. Adesso io sono il due. Seduta in mezzo a loro. Culi sulla sabbia. Sguardo verso il mare, ginocchia attaccate. Quasi profughi, quasi smarriti – come si smarrisce ogni essere umano di fronte all’inconcepibile, sbigottente perfezione della natura. Quasi pronti a scoppiare, soggiogati da un’energia centrifuga che noi stessi produciamo e che questo luogo esaspera. Ogni tanto cantiamo, ma piano. Per lo più stiamo in silenzio.
Siamo venute qui nel buio impermeabile e primitivo per venirci a prendere la nostra fetta di notte tutt’altro che normale. Perché la notte tutt’altro che normale ci si buttasse addosso, ci affondasse, schiacciandoci a terra lasciandoci senza fiato, senza forze, pieni di forze
Ai cobra non ci pensiamo più. Non possono farci del male. Forse non esistono stasera.
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Cosa pensa Fabio? Cosa Marco?
Cosa staranno chiedendo al mare? Sempre che stiano chiedendo qualcosa.
Cosa promettono, cosa mantengono
Cosa significa essere isolani su un’altra isola. Avere il mare dentro, nel DNA, nelle ossa, e quella linea dell’orizzonte stampata nel cervello da, praticamente, sempre?
Io penso al Messico, a Zipolite, a una scena molto simile a questa, di parecchi mesi fa, quando ancora ero all’inizio, o quasi, del mio viaggio. E ora, dopo tanto vagare sono davanti a un altro oceano, dall’altra parte del mondo, e provo la stessa provvidenziale, misteriosa, disarmante sensazione.
Da dove siete arrivati voi due? Come si fa a lasciarvi andar via? Come si dice arrivederci al sorriso abbacinante di Fabio? Come faccio senza la voce nasale di Marco, che sembra sempre preda dei più feroci raffreddori, poveretto? Come la lascio la vostra follia, così simile alla mia?
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Le persone.
Penso alle persone.
Alle persone che ci capitano e che scegliamo. A come le due cose spesso coincidano. A quando balliamo la vita. A quando decidiamo di ballare la vita di fronte a qualcuno. A chi decide di ballarla con noi.
Dentro il fango, magari. Sotto l’acqua, speriamo.
Penso a legami di pochi giorni che ti rivoltano come un calzino. Penso all’intensità che non è per forza una cosa che si raggiunge con tempi lunghi, quanto piuttosto con spazi precisi.
Essere lì. Esattamente lì. Rigorosamente lì. La giusta persona, nel giusto luogo.
Se fa parte del tuo branco, sarà intenso. Per forza.
Se fa parte del tuo branco, la riconoscerai. In un attimo.
Se fa parte del tuo branco, anche se deve andar via, resta. Per un tempo lungo, lunghissimo, che tanto assomiglia al sempre.
Canzone consigliata per la lettura: “Voglio vederti danzare” di F.Battiato; ma anche “Stranizza d’amuri” in onore di quell’altra isola ascoltata su quest’isola.
Ma io, Ibla, che c'entro con tutto questo? C'entro, c'entro... Io sono il punto in cui il cerchio si chiude...
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Semsem
Utente Medio
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Inserito il - 02/03/2017 : 21:42:30
Ho come un capogiro... temo che i tuoi compaesani Ibla barcollino non appena ti scorgono per poi stramazzare al solo immaginarsi il successivo profluvio di parole.
Pietà, tutto ma non i piedi pelosi di uomini (nemmeno se depilati).
Siccome non mi sono ancora rimesso, non ho compreso se quella in altalena sei te, sicula
Mai incontrato in vita mia un uomo che non fosse distratto! Non è che siete cambiati molto da...
Eheh! Guarda che faccia! Lui! Eppure non è che avesse molto da fare allora tranne ogni tanto andare a caccia di qualche povero dinosauro per mangiarselo, dimenticando anche fra l'altro che era nato vegetariano! E m'ha fatto estinguere pure i dinosauri! Cavolo! Quindi, dicevo: non aveva chissà quali pensieri per il testone che gli impedissero di accorgersi che trascinarla per i capelli la sua sventurata compagna, poteva risultarle leggermente fastidioso! Bastava soffermarsi un attimino sullo sguardo di lei per capire che non era certo radioso di felicità! Niente! Distratto già allora!
Quanto hai impiegato a leggere il papello, Semsem?! Magari hai guardato solo le immaginette! Andate sempre di fretta!
Ok! Sta' bene attento perché non te lo spiego un'altra volta! Quando all'inizio parlo di "racconti" che altro non sono che la vita dei personaggi del viaggio, dico che questa scorre per alcuni... "insieme alle acque di un fiume cui le stelle rapirono il nome tra la nebbia di un' infinita pianura"
Domanda: quale fiume aveva prima un nome che gli fu rubato da una costellazione e che si trova in una nebbiosa pianura? E cavolo! Semsem! Il fiume è tuo e pure la pianura! Quindi? Niente! E' su un altro pianeta! Ma no, non il fiume Semsem! Tu! Ho capito... Te lo dico io! Il fiume che scorre nella tua pianura... Padana! è nientepopòdimeno che il Po, che prima si chiamò anche Eridano, nome che poi venne dato ad una costellazione in suo onore!
Perfetto!
Le altre vite invece ... "galleggiano su un triangolo di terra dentro un mare che si restringe quel tanto fra esso e la terraferma che basti per continuare a farlo galleggiare fra calme o tempestose acque"
Quale diavolo di terra ha la forma di un triangolo e ha a che fare con uno Stretto se non la "Bedda Sicilia"?
Quindi, Semsem... possiamo o non possiamo trarre la conclusione inoppugnabile che uno o due dei personaggi del viaggio sono originari delle tue parti padane e che uno o due sono invece delle mie parti sicule?!
Ora, hai fatto caso, Semsem, che quei piedi pelosi sono necessariamente Siculi visto che la ragazza parla inequivocabilmente di due rugbysti SICILIANI?
E il Padano allora chi è? LEI!
E quindi, Semsem... come cavolo faccio a essere io sull'altalena?!
Ahahah! C'è da morire! Ehm... mi sono divertita! Alle tue spalle? Ehm... Sì! Ma solo perché non mi sembrano spalle facili ad... irrigidirsi!
Adesso però mi ricompongo e ti faccio una domanda. Seria : in che senso... " Siccome non mi sono ancora rimesso"? Rimesso... da che
Non sei ovviamente obbligato a rispondere. Ma perché allora te la faccio lo stesso la domanda? Perché... Perché sono Sicula e come dice Patri nel suo racconto a proposito dei Siciliani e lo trascrivo di nuovo questo passaggio per la passione che lei, una del nord, mette nelle parole per descrivere la passione di quelli del Sud... ... E`quel modo di sfottere già da subito, istantaneo come il lievito, che ragazza mia, se manco sai che si dice arancina e non arancino cosa parliamo a fare? E`quel modo di approcciarsi alle persone, con quel tono rispettoso e confidenziale allo stesso tempo, interagendo con quel trasporto – patrimonio esclusivo – di chi è davvero interessato a te, alla tua vita, a come stai, a chi – in poche parole- sei.
E poi ci tenevo a farti notare che io non leggo invece distrattamente anzi spesso fra le righe. Ehm... in quest'ultima cosa però, non ci azzecco sempre...
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Modificato da - Ibla in data 03/03/2017 00:31:54
Semsem
Utente Medio
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Inserito il - 03/03/2017 : 12:59:40
Ibla, non si tratta di distrazione maschile ma prolissità femminile Dici molte cose interessanti - alle quali si potrebbe rispondere sviluppandole o rigettandole - ma non hai il dono della sintesi, è quasi impossibile seguire nemmeno la metà di ogni tuo post Parere mio personale.
A domanda tua <<Adesso però mi ricompongo e ti faccio una domanda. Seria :in che senso... " Siccome non mi sono ancora rimesso"? Rimesso... da che>> risposta: trattasi di ironia, atteggiamento esattamente contrario alla rigidità che mi imputi (che certamente in altre occasioni posso avere).
ps. lo "sfottere" da te citato, è brutta cosa e non può essere accompagnata da rispetto del prossimo, l'ironia è invece su altro livello, prova ne è che chi ne fa uso la rivolge anche verso se stesso, è implicita la benevolenza; il primo termine è, a mio parere, utilizzabile solo ed esclusivamente con i potenti (e anche per gli arroganti o a coloro che ci vogliono male non è adatto).
ps.ps. non sono nella pianura padana. Sulla questione dell'identità sicula che riferisci con uno stralcio; come viene spesso detto esiste un carattere generico che discende dal territorio che si abita, ma io non amo chi si riconosce in gruppi di qualsiasi genere, sono portato a ammirare i/le solitari/e, quelli che in qualsiasi caso non fanno gruppo per sentirsi portatori di singolarità che non hanno e prendono in prestito da un comune sentire. Per cui meglio la citazione di Dostoevskij che hai fatto alcuni giorni fa.
L’uomo è un mistero. Un mistero che bisogna risolvere, e se trascorrerai tutta la vita cercando di risolverlo, non dire che hai perso tempo; io studio questo mistero perché voglio essere un uomo.
( Fëdor Dostoevskij )
"in pochi secondi posso stendere qualsiasi uomo"
( Fëdor emelianenko )
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
Semsem
Utente Medio
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Inserito il - 03/03/2017 : 17:04:03
...riprendendo il mio pensiero di prima... il solitario Morricone e il gruppo, in questo caso malavitoso
Modificato da - Semsem in data 03/03/2017 17:12:02
Ho come un capogiro... E a dirlo stavolta sono io.
E quindi stai bene, Semsem, anzi Sem!(La sintesi innanzitutto!) Ottimo! Per te innanzitutto e per me che non dovrò preoccuparmi neanche, di lasciare andare liberamente... ops... prolissamente, i miei pensieri che invece avrebbero preferito morire soffocati dinanzi a chi fosse stato... in fin di vita. Che poi non è forse peggiore la morte del pensiero rispetto a quella del corpo..? Ma non divaghiamo, altrimenti divento... prolissa, ti distrai e non ti raccapezzi più ancora una volta. Allora. Ho come un capogiro, perché? Perché nel tuo sintetico commento, ho cercato un collegamento con i pensieri precedenti miei ma anche tuoi, senza riuscire a trovarlo, a raccapezzarmici, e a girare a vuoto nel labirinto finisce che gira anche la testa. Dunque, vediamo di riprendere il discorso dall'inizio, perché a me interessa sempre alla fine, capire, entro i limiti delle mie capacità intellettive, certo, e anche entro quelli del mio interesse a far ciò ché se poi viene a mancare, neanche capire è più importante. Quindi...
Siamo partiti da qui
poi siamo passati qui
per arrivare infine nientepopòdimeno, che qui!
Già dalle immagini si nota come l'iniziale armonia fra le prime due subisca un brusco arresto dinanzi alla terza. E passiamo ai contenuti dietro le immagini.
Adesso non seguirò più un ordine, uno schema, una... sintesi, dirò quello che via via mi passa per la testa cercando nel disordine il senso delle parole, le mie, le tue, le mie e le tue insieme o lontane anni luce le une dalle altre. Che la capacità di sintesi sia un dono non lo so fino a che punto lo sia veramente, quello che è certo è che non mi rammarico affatto di non averlo ricevuto, semplicemente perché non mi piace la sintesi, non mi serve la sintesi, non voglio essere una sintesi. Mi interessa solo essere me stessa interamente e non una sintesi di me stessa, mi piace parlare con le persone, mi piace scrivere e anche solo a me stessa, mi piace aprirmi al mondo e con tutte le parole necessarie per farlo, non le conto, no cavolo, contare anche queste, proprio no! Non ho bisogno di un grande pubblico, non devo vendere nessun prodotto, mi bastano quattro gatti con cui comunicare se saranno solo quattro quelli in grado di comunicare con me, e faccio volentieri a meno di quelli che fuggono dinanzi ad una lunga pagina come fosse un lungo serpente. Non saprei che farmene... Dei sintetici. Di quelli che vogliono arrivare subito al dunque, ma al dunque di che se non c'è stato nemmeno un allora! Di quelli che vanno avanti solo con gli schemi, con le abbreviazioni, col fiato addosso, con l'ansia del tempo che fugge. Di quelli che il loro tempo è prezioso e il tuo no. Di quelli che " forse avrei dovuto concedermi più tempo, forse avrei dovuto concederti più tempo", ma intanto sono già lontani anni luce da te e continuano la loro vita mentre la tua è andata, e la loro non si sa come continui nella convivenza con quel dubbio. Di quelli che corrono, corrono, guardando un punto lontano dove non si sa cosa si aspettino di trovarci che magari ce l'hanno già, vicino, vicinissimo, e nella corsa si perdono il meglio. "Amore è... non dire mai mi dispiace." L'ergastolo gli darei a questi che con due parole si sono tolti il pensiero sul significato di un sentimento e che cercano perfino di propinarlo agli altri! La capacità di sintesi sul sentire umano è solo incapacità di sentire. Punto. E questo è il mio di parere.
Ho voluto condividere una (per me) bellissima pagina di un diario di viaggio e di mio c'era solo l'introduzione ad essa. Che cavolo c'era di prolisso? Presentavo i personaggi, due Siciliani e una Emiliana che il caso fa incontrare all'altro capo del mondo e accenno al discorso dell'appartenenza ma sia io prima che lei dopo, parliamo dell'appartenenza alle proprie radici ma che si propagano per il mondo, perché quella dannata appartenenza la sentiamo per ogni angolo dell'altrettanto dannatissimo posto del mondo in cui ci troviamo.
...e dove il senso di appartenenza ritrovato si confonde con quello che le mani sentono nello scorrere tra le loro dita, dei granelli di sabbia di un'altra isola...
C'eri solo seduto davanti a queste parole o le hai veramente lette cercando di capirne il senso?
Il male non è avere un'"identità" ma quello di considerarla superiore a quella degli altri. Ma tu pensi che Dostoevskij nella sua ricerca dell'"uomo", abbia buttato nel cesso la sua identità? Penso che sia impossibile risolvere il mistero dell'uomo se prescindiamo dalla nostra identità, se non riconosciamo le identità degli altri e le ragioni della diversità fra di esse, perché nel riconoscimento della mia da parte degli altri e della loro da parte mia si compie il primo passo verso il rispetto di ogni singolo uomo verso ogni singolo uomo. I romanzi di Dostoevskij sono pieni della sua identità, della sua appartenenza a un popolo, alla sua cultura, alla sua storia, è il substrato da cui arrivare poi all'essenza dell'essere uomo, auspicabile che sia comune a tutti.
E non è un male nemmeno lo sfottere! E la ragazza, sempre che tu ci sia arrivato a leggere fino a quel punto, si sente lusingata dell'essere oggetto di sfottimento da parte dei due Siciliani, perchè LEI lo sa, lo sente che in esso c'è benevolenza, affettuosità, voglia di farla ridere e ridere insieme. L'ironia che se bonaria è tale e quale allo sfottere, può invece essere anche amara e persino crudele. E bonariamente sfottevo o ironizzavo sulla tua distrazione maschile (e la confermo!), ma tu invece di ridere ti sei messo a fare il prof, mirando ad imputare il tuo errore su chi stava sull'altalena, alla mia prolissità piuttosto che alla tua frettolosa e distratta lettura.
E poi...
"...la rigidità che mi imputi"
Ma chi? Io a te? Ma se ho detto tutto il contrario!
" mi sono divertita! Alle tue spalle?... Ma solo perché non mi sembrano spalle facili ad... irrigidirsi!
Nel senso che ti facevo invece una persona che sa stare allo scherzo o come preferisci chiamarlo.
E infine, dulcis in fundo... " Il clan dei Siciliani"
Ma che c'entra? Ma come, l'identità, l'appartenenza , ti va bene a convenienza?
Si dice "mal comune, mezzo gaudio". Per quanto mi riguarda , neanche mezzo, pensando a tutte le mafie del nord e che a quelle non locali le porte comunque sono state aperte da personaggi autoctoni. Penso solo agli sguardi sbigottiti dei Veneti, dei Lombardi, dei Piemontesi onesti, puliti, dinanzi all'esistenza di una sporca realtà dentro la loro realtà. Gli stessi sguardi ma più che altro inorriditi, quelli dei Siciliani onesti, puliti, dinanzi a tanti, troppi morti, Siciliani, che quella sporca realtà non ce l'avevano voluta in Sicilia.
E qua Sem, mi prende la tristezza. Sarà anche per colpa di Morricone.
P.S. Fra immagini e parole, la battuta di Claudio02, sul Fëdor lottatore e non scrittore, sembrerebbe senza senso se non fosse che invece ce l'ha. Funge da deterrente. Per me. Ma questo non è importante che te lo spieghi. Era solo per sottolineare come il senso delle parole non sempre può essere accessibile a tutti e non sempre è necessario che lo sia.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Modificato da - Ibla in data 04/03/2017 02:59:54
Semsem
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Inserito il - 04/03/2017 : 21:54:40
Ibla, come sempre gli argomenti in ballo sono troppi, magari ne salto qualcuno. Resta inteso, spero che tu mi possa credere, che non voglio scappare dal resto.
Dici della sintesi: <<Di quelli che vogliono arrivare subito al dunque, ma al dunque di che se non c'è stato nemmeno un allora! Di quelli che vanno avanti solo con gli schemi, con le abbreviazioni, col fiato addosso, con l'ansia del tempo che fugge. Di quelli che il loro tempo è prezioso e il tuo no. Di quelli che " forse avrei dovuto concedermi più tempo, forse avrei dovuto concederti più tempo", ma intanto sono già lontani anni luce da te e continuano la loro vita mentre la tua è andata, e la loro non si sa come continui nella convivenza con quel dubbio. Di quelli che corrono, corrono, guardando un punto lontano dove non si sa cosa si aspettino di trovarci che magari ce l'hanno già, vicino, vicinissimo, e nella corsa si perdono il meglio. "Amore è... non dire mai mi dispiace." L'ergastolo gli darei a questi che con due parole si sono tolti il pensiero sul significato di un sentimento e che cercano perfino di propinarlo agli altri! La capacità di sintesi sul sentire umano è solo incapacità di sentire. Punto. E questo è il mio di parere.>>
La sintesi a mio parere non c’entra nulla con la descrizione che ne fai, prova a guardare l’etimo, la direzione è opposta: “ogni procedimento o atto conoscitivo, che, partendo da elementi semplici e parziali, giunge a una rappresentazione o a una conoscenza complessa e unitaria”. Per questo, sempre a mio parere che non pretende di insegnare nulla a nessuno, i simboli, che per loro natura non possono essere espressi con parole, affascinano: sono pregni di significati e su più piani; e si appellano ad altre parti del cervello, o forse è meglio dire coscienza. Non sono immagini morte. D’altronde capisco quel che intendi dire, ma quelle persone che descrivi pare abbiano in comune l’egoismo, che poi siano sintetiche o dispersive è altro conto. Nomini anche l’amore… argomento a cui sono interessato, io modificherei la tua frase così: amore è… dirle che è una st____a ma che non potrà mai dissolvere l’amore che nutro per lei. Chi ha perso, contrariamente alla comune opinione, se saprà resistere al devastante dolore inizierà a comprendere delle strane cose sull’amore (certamente non chiedendo consigli ad altri, in particolare a psicologi od affini, in generale nulla sanno).
È vero, inizialmente non avevo letto che il diario era di altra persona.
Dici: <<Il male non è avere un'"identità" ma quello di considerarla superiore a quella degli altri. Ma tu pensi che Dostoevskij nella sua ricerca dell'"uomo", abbia buttato nel cesso la sua identità?>>
Non ho asserito ciò, si prega di non mettermi in bocca cose estranee. Basta rileggere quel che ho scritto. Se devo rispiegarlo in altre parole basta fare un fischio e posso ribadire.
Dici: <<E non è un male nemmeno lo sfottere! E la ragazza, sempre che tu ci sia arrivato a leggere fino a quel punto, si sente lusingata dell'essere oggetto di sfottimento da parte dei due Siciliani, perché LEI lo sa, lo sente che in esso c'è benevolenza, affettuosità, voglia di farla ridere e ridere insieme. L'ironia che se bonaria è tale e quale allo sfottere, può invece essere anche amara e persino crudele.>>
Bene, prendo atto, allora abbiamo la stessa idea. Faccio però notare come dicevo nell’altro post che solitamente l’accezione delle due parole è diversa, la prima negativa, la seconda positiva, per cui si induce a intendere male.
Dici: <<ma tu invece di ridere ti sei messo a fare il prof, mirando ad imputare il tuo errore su chi stava sull'altalena, alla mia prolissità piuttosto che alla tua frettolosa e distratta lettura.>>
mmm… purtroppo non è così, sorridevo e per buona parte ironizzavo. Vero comunque che quando mi rileggo a volte non mi sembro simpatico, probabilmente perché è un limite della sintesi….
Ah ecco: <<Nel senso che ti facevo invece una persona che sa stare allo scherzo o come preferisci chiamarlo.>>
È così.
Sull’utima parte della tua risposta….. sapevo ci sarebbe stato il fraintendimento. Pregasi rileggere quel che ho scritto nel post precedente, ed evitare di mettermi ancora in bocca cose che non ho inteso esprimere. L’argomento introdotto, da me, è stato solitari/gruppi e non sicilia/mafia vs restodell’italia/genteperbene. Per analogia: Morricone, che a mio modo di vedere esprime, incarna il solitario preso dal suo genio, e il gruppo, che in questo caso si esprime col massimo della involuzione possibile. Due estremi di due categorie. Ed infatti intendere come tu hai fatto, va proprio in direzione diametralmente opposta alla mia concezione che chiaro e netta avevo espressa, cioè il fastidio per coloro che si sentono parte di….. (magari si potrebbe discutere sulla mia idea estremizzata solitari vs gruppi ma per l’amor di dio lasém pèrd). Ma già ti vedo rimuginare sul perché di questo esempio…. Anticipo la risposta con due piani differenti: 1- ammiro Morricone e ieri in youtube ho trovato il video in questione che esprime in modo lampante la mia idea; i simboli...ricordi?; 2- forse è il caso che tu – se lo desideri naturalmente - approfondisca una roba, e cioè: perchè credi di aver a che fare con uno prevenuto, nonostante con tutta evidenza avessi poco prima esposto idee ben distanti dai luoghi comuni. Pace e bene a te sorella Ibla
Modificato da - Semsem in data 04/03/2017 22:01:08
che parlar forbito però...io non riuscirei mai a scrivere così
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
Ntz ntz ntz!!! Non se ne parla proprio di leggere e rispondere... Adesso! Se fossi stato un po più... sintetico,magari... Sono cotta! Riuscirò a malapena a onorare il tuo angolo dell'antiquariato del frutto della mia ricerca e poi... Il crollo!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Semsem
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Inserito il - 05/03/2017 : 11:06:41
claudio02 ha scritto:
alla faccia della sintesi
che parlar forbito però...io non riuscirei mai a scrivere così
magari è una presa per il sedere però...spesso ho la tua sensazione ma molto più amplificata, ci sono persone che hanno capacità di scrittura che tramortiscono, l'ego ne risente...si dice sia un bene...
nel caso meglio leggere l'articolo intero (x la cronaca non sono un esagitato seguace, Grillo e il movimento sono qualcosa di molto importante ma ancora non vedo volontà per risolvere limiti non lievi) http://www.beppegrillo.it/2017/03/oggi_a_me_domani_al_mi_babbo.html
Modificato da - Semsem in data 05/03/2017 11:18:19
"Presso i filosofi e i grammatici greci e latini, il significato «vero», «reale» di una parola, che veniva ricercato attraverso una connessione, spesso arbitraria, tra la forma della parola stessa e l’oggetto da essa indicato (come quando Elio Stilone, grammatico latino del 2°-1° sec. a. C., intendeva il lat. vulpes «volpe» come sincopato per volipes «che vola con i piedi»"
Eheh...!
Conosco perfettamente, Sem, il significato della parola "sintesi" e di "capacità di sintesi", e infatti continuo a chiamarti Sem! E non l'ho perso di vista malgrado le... connessioni arbitrarie. Che poi arbitrarie ma che alla fine danno un'idea più chiara, più estesa del concetto. Già, perché il concetto nella realtà spesso si estende, nel senso che nel caso della sintesi questa può trasformarsi in un modus vivendi sino a rendere il rapporto umano in una somma algebrica, il famoso 2+2 che non sempre e necessariamente invece è uguale a 4; in uno scambio di merce più che di sentimenti della serie questo non funziona più ne compro un altro e nel fluire di un tempo che a fluire non ha neanche iniziato; in un dare per scontato tutto e il tutto diventa un non vissuto, e a diventare sincopata è la vita stessa. Ok! "M'illumino d'immenso" mi scatena grandi emozioni, il "cielo stellato" di van Gogh mi manda in visibilio... Però cavolo, starci con chi si sveglia la mattina e ti dice " m'illumino d'immenso" e per tutto il resto della giornata subisce una metamorfosi Kafkiana trasformandosi in questo caso in un pesce che non emette manco più nemmeno un gorgoglio... beh, non è proprio il massimo del rapporto umano. E se l'altro "genio" rimane tutto il giorno pure lui con la testa infilata dentro la sua tela, cavolo, occorre anche viverlo il dannato cielo zeppo di stelle, condividerlo nella realtà e raggiungerle insieme le dannate stelle, col corpo e con la mente! Ho esagerato, ho estremizzato, ho debordato di nuovo? E quando m'incavolo divento estremista, integralista, oltranzista e persino razzista! Ma solo verso quell'umanità che il suo senso di umanità lo perde nel sintetizzare sino a rendere sterile il senso stesso della vita, sino a renderla un tessuto privo di trame e che tessuto non si può chiamare più.
Sì, è vero,
"gli argomenti in ballo sono troppi..."
. E l'errore è certamente quello che nel volo da uno all'altro le ali si contraggono per mancanza di tempo ma di spazio soprattutto, e ne viene fuori un volo... sincopato, instabile e quindi stancante nel seguirne il ritmo.
"...è il caso che tu – se lo desideri naturalmente - approfondisca una roba, e cioè: perché credi di aver a che fare con uno prevenuto..."
Sarà... Per la musica che gira intorno...?
p.s.: Ah! Un favore... Accorcia i righi, vai accapo più spesso fa' quello che diavolo vuoi purché io non debba andare continuamente col mouse da dx a sx e da sx a dx, fino a ridurmi alla fine della lettura, così...
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
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“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
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Una festa di laurea durata un tempo in cui sarebbe stato possibile prenderne un'altra! Laurea!
Che sonno...
A proposito di sonno... Su quello degli animali, ho letto ieri cose interessanti e molto divertenti.
PERCHÉ I PIPISTRELLI DORMONO A TESTA IN GIÙ? Perché le loro ali non produrrebbero una spinta sufficiente a decollare da fermi e dal suolo. Queste creature sfruttano quindi la gravità per iniziare il proprio volo, e allo stesso tempo si tengono lontane dal suolo e dai pericoli. Trascorrono così un numero spropositato di ore: in media 19,9, un record che li rende tra i più dormiglioni del mondo animale.
Il resto... Domani. Se riuscirò... a decollare! Ora sono cotta! In tutti i... "sensi"!!
Bonne nuit mes chers amis...
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
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LE ANATRE SELVATICHE DORMONO IN RIGA. Quelle alle estremità tengono l'occhio esterno aperto e guardingo; quelle al centro, li chiudono entrambi.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
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Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
BH Emotion Xenion Jumper 27.5 del 2017 con Bosch Performance CX e batteria da 500Wh+extender da 200Wh, bipa da...trekking estremo! ma ancora la vecia BH Emotion City 650 Man del 2010 convertita a MTB sistema Panasonic 26V batteria 10Ah ricellata nel 2018, 7 marce con corona da 41 e pacco pignoni 11-34, ruote da 26" (tutta mia!) una batteria da 16Ah Flyer ricellata a fine 2021 come ricambio per le gite più impegnative (la 18Ah Derby del 2012 l'ho regalata) Kalkhoff Agattu del 2012 con Nexus da 7 marce, batteria 26V 8Ah, per la moglie (ma ogni tanto...) MTB Btwin con ruote da 26" (era del figlio, ex ottimo accompagnatore in gite per città e campagna ma ormai la usa una volta l'anno...) pieghevole Faram Alloy con ruote da 20" e cambio 6 marce biciclette muscolari varie per tutta la famiglia di seconda o terza mano e mi hanno rubato una Kalkhoff Agattu del 2008 con Panasonic 26V batteria 10Ah,ruote da 28", Nexus 7 sp.(era della moglie, ma ogni tanto ...) e due E-Sun pieghevoli con ruote da 20" 6V (una per me e una per la moglie)
LE RANE DORMONO COPERTE FINO AL NASO. Quelle che affrontano l'estivazione - una sorta di letargo estivo caratteristico delle zone aride di Africa e Sud America - generano un "sacco-lenzuolo" perdendo diversi strati di pelle. Si avvolgono in questo bozzolo lasciando scoperto solo il muso per respirare, e riemergono alle prime piogge. Le rane che affrontano l'ibernazione si coprono parzialmente di fango (se acquatiche) o di terra (se terrestri), ma non senza attivare uno speciale antigelo. Non appena nel loro corpo si formano cristalli di ghiaccio, una dose massiccia di glucosio protegge gli organi interni dal congelamento.
Proprio come me! No, non nel senso che genero un "sacco-lenzuolo" perdendo diversi strati di pelle.
Io più semplicemente me lo tiro il lenzuolo, fino al naso! A volte in effetti mi sento un po' rana... A volte come lei me ne sto sulla foglia di una ninfea, immobile a galleggiare tra pensieri... stagnanti.
Altre, faccio piccoli saltelli, dalla foglia alla roccia che affiora dall'acqua torpida verso la luce. Fino alla riva E poi a ritroso fino al centro dello stagno. Di nuovo.
A volte faccio un tuffo. Fuori dal mondo. Dentro il silenzio.
A volte invece compio dei voli... pindarici. Sino a raggiungere le stelle...
(Rana.Stella della costellazione di Eridano) Ancora racconti che s'incontrano...
E poi però finisci sempre per fare i conti con la realtà e pensi... Meno male che non sono una rana!
(E vi risparmio il video.Sì, lo so. Sono troppo buona)
Già... meno male che non sono una rana ma un essere umano! Anche se... A ben pensarci ... Neanche questo è sempre sufficiente.
(Alda Merini) Perché amo gli animali? Perché io sono uno di loro. Perché io sono la cifra indecifrabile dell'erba, il panico del cervo che scappa, sono il tuo oceano grande e sono il più piccolo degli insetti. E conosco tutte le tue creature: sono perfette in questo amore che corre sulla terra per arrivare a te.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
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“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
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Semsem
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Inserito il - 08/03/2017 : 00:47:28
Ibla ha scritto:
(Alda Merini) Perché amo gli animali? Perché io sono uno di loro. Perché io sono la cifra indecifrabile dell'erba, il panico del cervo che scappa, sono il tuo oceano grande e sono il più piccolo degli insetti. E conosco tutte le tue creature: sono perfette in questo amore che corre sulla terra per arrivare a te.
Non avevo notato la vostra presenza, Claudio e Pilota! Ero alle prese con una connessione del cavolo che m'ha fatto perdere i link delle foto che non ritrovavo più e poi pure il testo e ho dovuto ricominciare tutto daccapo!
Claudio02: ibla è all estremità ovviamente
Macché! In realtà, Claudio, io sto al centro. E faccio solo finta di dormire!
pilotaDD: il bradipino che fa la linguaccia è fenomenale
Ma quale linguacce, Pilota! Quello sta sbadigliando! E ho pure scritto: "Che sonno...!"!
Lo sai, Pilota, che esiste un "profilo" del distratto? Come quello dei killer seriali, per esempio! E c'è chi ce l'ha dettagliato 'sto profilo e chi invece no! Comunque, questa è un'altra... storia. Non è il caso iniziarla adesso, a quest'ora. Volevo solo aggiungere, già che ci sono, che vista anche l'altra tua distrazione sul link che ti avevo suggerito di consultare a proposito delle "torri" ma tu invece non hai notato neanche la presenza del mio nuovo post addirittura, visto che non mi hai risposto, penso che ormai sia il caso che ti risponda e non se ne parla più! La "mia" torre è la torre di Ligny e si trova nel porto di Trapani mentre le immagini dei mulini a vento si trovano nelle saline di Mozia! http://www.jobike.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=22829&whichpage=67#top
Nel tuo topic http://www.jobike.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=74278#top ti suggerivo di guardare l'orizzonte appena salito sull'arca, alludendo a quello delle foto,perché pensavo che avresti riconosciuto le Egadi e quindi risolto l'enigma!
E a questo punto ci sta un'altra canzone per la... Buona notte! A tutti!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Grazie di aver risolto il piccolo mistero della torre e dei mulini...
Ma per me il bradipino anche se ha sonno...fa le linguacce!
BH Emotion Xenion Jumper 27.5 del 2017 con Bosch Performance CX e batteria da 500Wh+extender da 200Wh, bipa da...trekking estremo! ma ancora la vecia BH Emotion City 650 Man del 2010 convertita a MTB sistema Panasonic 26V batteria 10Ah ricellata nel 2018, 7 marce con corona da 41 e pacco pignoni 11-34, ruote da 26" (tutta mia!) una batteria da 16Ah Flyer ricellata a fine 2021 come ricambio per le gite più impegnative (la 18Ah Derby del 2012 l'ho regalata) Kalkhoff Agattu del 2012 con Nexus da 7 marce, batteria 26V 8Ah, per la moglie (ma ogni tanto...) MTB Btwin con ruote da 26" (era del figlio, ex ottimo accompagnatore in gite per città e campagna ma ormai la usa una volta l'anno...) pieghevole Faram Alloy con ruote da 20" e cambio 6 marce biciclette muscolari varie per tutta la famiglia di seconda o terza mano e mi hanno rubato una Kalkhoff Agattu del 2008 con Panasonic 26V batteria 10Ah,ruote da 28", Nexus 7 sp.(era della moglie, ma ogni tanto ...) e due E-Sun pieghevoli con ruote da 20" 6V (una per me e una per la moglie)
Conoscevo già la poesia "Sono nata il 21 a primavera" ma non sapevo ne esistesse una versione musicale.
Grazie, Sem.
Per chi non avesse seguito le parole nella canzone o non l'avesse ascoltata proprio, metto la poesia...
Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta. Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. Forse è la sua preghiera.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
PilotaDD:Grazie di aver risolto il piccolo mistero della torre e dei mulini...
Ma per me il bradipino anche se ha sonno...fa le linguacce!
Di niente, Pilota, per me il gioco è sempre un piacere! E ok per le linguacce del bradipino! Ognuno è libero di cogliere nelle immagini ciò che più aggrada alla sua fantasia!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Per le spilungone della savana, rimettersi in piedi è una complessa operazione in tre passaggi, troppo lunga in caso di attacco di un predatore. La soluzione è riposare a blocchi di 5 minuti, spesso (non sempre) rimanendo in piedi, talvolta con un occhio aperto o un compagno di guardia, e per un totale di mezz'ora al massimo al giorno. Le giraffe in cattività si concedono invece 4-5 ore di riposo diurno.
LE LONTRE SI AGGANCIANO PER NON ANDARE ALLA DERIVA.
Quando riposano sul dorso, per non farsi trascinare via dalle correnti, le lontre di mare (Enhydra lutris) si tengono le une alle altre, formando piccoli gruppi galleggianti. In alternativa si reggono con le zampe alle alghe che affiorano in superficie, usandole come ancore.
GLI SQUALI DORMONO IN MOVIMENTO.
Salvo qualche eccezione, che riguarda le specie più piccole, questi predatori nuotano anche nel sonno. Diversamente, non potrebbero respirare: per farlo hanno bisogno che l'acqua continui a passare attraverso le branchie. Nel 2016 è stato filmato per la prima volta un grande squalo bianco mentre dormiva nuotando lentamente in acque poco profonde, con le fauci spalancate in direzione delle correnti ricche di ossigeno.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
Ma guarda un po' 'sti Flemmatici che cosa carina e tenera hanno ideato!
Ahahah! C'è da morire! Ma guardatele con quella faccia da snob inglese, come camminano impettite nella loro corsia preferenziale!!!
Le alzaie dei canali di Londra sono sempre più frequentate da ciclisti sfreccianti e passanti in cerca di relax, e l’affollamento sta minacciando gli abitanti naturali di quei corsi d'acqua: oche e anatre. Che però adesso potranno passeggiare in tutta sicurezza e tranquillità grazie alle Duck Lane, le corsie riservate esclusivamente alle anatre londinesi. Proprio come quelle riservate ai pedoni o ai ciclisti.
«Lungo le alzaie ci si può muovere con lentezza, sono oasi di pace e calma nel cuore delle nostre città frenetiche», ha dichiarato Richard Parry, capo esecutivo del Canal & River Trust. Infatti, il progetto delle Duck Lane è partito proprio dall’esigenza di preservare l’ecosistema garantendo sia il piacere dei cittadini sia i diritti degli animali.
E, incredibile a dirsi, l’iniziativa sembra funzionare. Le anatre l’hanno presa bene: se si cammina lungo il canale le si può vedere mentre passeggiano in fila indiana, quasi sempre entro il confine della Duck Lane.
Ma anche tra le anatre inglesi ci sono gli indisciplinati.
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Claudio... Se solo ricordassi quello che scrivo... Che, per esempio... la coperta dei miei sereni sogni è un cielo zeppo di stelle... forse l'immagine "DEL SONNO DI IBLA" l'avresti potuta pensare così..
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
E' urlo di colori che squarcia il silenzio dell'anima ne fende gli oscuri veli facendone brandelli.
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è impercettibile sussurro carezza leggera sui tumulti del cuore
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è fuoco che arde calda luce nell'errare dell'io nomade che cerca il suo pascolo
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è rugiada sul filo di pensieri che sopra le sue lacrime scivolano liberi
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è il battito delle immense ali della fantasia che sincronizza il battito dei cuori
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“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Rockrider 5.2 + kit bafang swxh Alcedo + batt. 9 Ah 36v Flyer in the dirt (Flyer S street + dual drive 27 - Custom MTB) Kalkhoff Pro Connect Alfine 11 speed ------------------------------- Per arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima...con un motore a scoppio
Semsem
Utente Medio
135 Messaggi
Inserito il - 11/03/2017 : 18:26:33
claudio02 ha scritto:
L'ho guardato più volte per capire se è genuino, a me pare di si. claudio02, fai ipotesi
iw6! Dov'eri finito? Sul vespone a zonzo per il mondo con la miciona? Ma magari non è tuo. Mi sembra un po' incavolata e che pensi:"Sto scemo s'è scordato d'abbassà la sella!" In effetti... il riposino al sole, seduta sul serbatoio della benzina... C'è da morire!
L'insetto elegantemente adagiato sulle verdi foglie è un'acrididae (ae = e). Famiglia Ortotteri. Però le manca l'apparato stridulatore sulle elitre. In parole povere non fa... cricrì! Ah! Fra gli ortotteri, a "cantare" sono solitamente i maschi ma in alcune specie anche le femmine. Come si distinguono i due canti? Facile! I maschi sono quelli... stonati!
Le bellissime ragnatele grondanti rugiada sono dentro un'alba a Cerro Corà (Paraguay)
Le maestose ali (1,8 metri) che volteggiano nell'azzurro cielo paraguayano, appartengono ad avvoltoi Collorosso. Formidabile divoratore di qualsiasi carcassa animale, più o meno putrescente , è uno dei pochissimi avvoltoi ad avere un olfatto ben sviluppato, grazie al quale riesce a individuare persino le carogne sotterrate.
Infine la distesa verde è un... ciuffo del Bosco Atlantico! Oggi resta soltanto il 7% dell’area originale della Foresta Atlantica. Tale area, comprendente il più grande serbatoio per l’acqua dolce del mondo (la falda acquifera di Guarani), dava origine a molteplici culture indiane e nutre oggi innumerevoli piccoli coltivatori. il 90% di tutti gli anfibi e il 50 % di tutte le specie vegetali presenti nella foresta dell’atlantico non si trovano in nessun’altra parte nel mondo. Il giaguaro rappresenta un indicatore per la ricchezza faunistica e vegetale della regione: se il felino non trova più condizioni di vita sufficienti per la sopravvivenza, allora tutto l’equilibrio ecologico è in pericolo. Si perderebbe per sempre una biodiversità assolutamente unica a causa di: coltivazioni intensive di soia (OGM!), allevamento intensivo dei bovini, domanda crescente di legno per l’industria cartacea!
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Ehi! Oh voi del nord padano! Ci siete? No, perché avvolti nella vostra grigia coltre non è che sia facile individuare la vostra presenza! E a proposito... Sapevate che lì in quella vostra pianura avevate un tempo un bosco atlantico pure voi? "Distese di querce, aceri, olmi e pioppi alternate da torbiere; un’habitat perfetto per cervi, alci e cinghiali, ricco di vegetazione . Attualmente vi sono alcune aree protette e di recente è stato stipulato fra le regioni del nord Italia un "accordo di programma" in cui si impegnano a recuperare quel che è rimasto del bosco atlantico: gli ultimi lembi di un mondo rinnegato dall’uomo."
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
Questa mi fa venire in mente la frase di una pubblicità: "L'uomo che non deve chiedere mai"
Ma questo nella foto, a parte che l'unico profumo con cui ha a che fare è quello della natura, ma poi... Che cosa dovrebbe chiedere? Ha tutto, lì! Che gli manca? Dal suo linguaggio corporeo mi pare proprio niente! Ha pure il mate!
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).
L'ho guardato più volte per capire se è genuino, a me pare di si. claudio02, fai ipotesi
non è un fake
alcuni gatti assumono quella posizione quando hanno fame, se l'hanno abituato al pasto con quella musica lui la potrebbe interpretarla come invito
Una persona pessimista fa si di creare delle energie che andranno nella direzione delle sue paure piu profonde, fino alla loro realizzazione. Il pessimismo sincronizza anche i semafori.
Semsem
Utente Medio
135 Messaggi
Inserito il - 12/03/2017 : 10:20:18
claudio02 ha scritto:
QUI POSSIAMO VEDERE IL SONNO DI IBLA
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Qui in giovane età, pur vinta dalla stanchezza, indefessa si cimenta in composizioni notturne.
Claudio02:alcuni gatti assumono quella posizione quando hanno fame, se l'hanno abituato al pasto con quella musica lui la potrebbe interpretarla come invito
E quindi in questo caso non più "il cane" ma "il gatto di Pavlov"!
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“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda. Ibla è città che recita a due voci insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica”. (Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000
...La tempesta primaverile scuote d'un latrato di fedeltà la mia arca, o perduti. (L'Arca di E.Montale).